Diversità di valutazioni tra l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. E questo a proposito della “posta prioritaria pro”, una delle alternative che Poste italiane propone ai grandi utenti.
I problemi nascono dalla delibera 396 sottoscritta dall’Agcom, a proposito di “nuovi obiettivi statistici di qualità e nuove tariffe degli invii postali universali”.
In primo luogo, viene osservato che la prestazione è stata inserita nel servizio universale. Quando, al contrario, l’Antitrust ha avuto modo, “in diverse occasioni, di segnalare l’opportunità, al fine di incentivare lo sviluppo di dinamiche competitive piene nei mercati dei servizi postali, di restringere” tale perimetro.
Detto servizio, inoltre, si caratterizza per la tracciatura “light” che, seppure presente in altre situazioni, in questa viene associata “a una rimodulazione degli scaglioni di peso, a un significativo aumento del prezzo nonché, per la prima volta, ai tempi di recapito «J+1»”. Al riguardo, l’Autorità “non ha rinvenuto elementi istruttori idonei a valutare una carenza del mercato nell’offerta di servizi con caratteristiche simili a quelle della «posta prioritaria pro», carenza che è, invece, presupposto indispensabile per giustificare un’eventuale sua inclusione negli obblighi del servizio universale”. Infatti -prosegue la nota- “le esigenze di servizi premium sono tipicamente già soddisfatte” dagli altri operatori. Inoltre, nella delibera richiamata “non si rinvengono analisi economiche che, in una prospettiva antitrust, inducano a diverse conclusioni”. Il “posta prioritaria pro”, alla luce delle sue caratteristiche, come prezzo, tracciabilità, tempi di consegna e nuovi scaglioni di peso, “potrebbe essere destinato a soddisfare le esigenze di invio in grandi quantità di oggetti di modesto valore economico”, per i quali non sarebbe indispensabile una vera e propria ricevuta di consegna. Al tempo stesso, è suscettibile di porsi in competizione con offerte simili sottoscritte dai corrieri espresso, un segmento di mercato collegato al commercio elettronico e quindi in espansione. Poste, però, godrebbe di contributi pubblici e dell’esenzione iva.
C’è di più: essendo sostituibile con quanto assicurato dai concorrenti ed essendo stato inserito nel servizio universale, in un prossimo futuro questi potrebbero essere chiamati a finanziare le attività di Poste italiane attraverso il fondo di compensazione, e ciò rappresenterebbe “un’ulteriore distorsione delle dinamiche concorrenziali”.