Prima i cartelli, così da avvisare l’utenza che quella specifica cassetta per le lettere sarebbe stata eliminata, poi la sua chiusura in modo più o meno efficace (tanto che in alcuni casi sono state annotate violazioni al foglio o al nastro adesivo che copriva le feritoie), quindi la rimozione. Sono un po’ queste le fasi che stanno vivendo numerosi contenitori di Poste italiane, anche se la procedura non avviene simultaneamente in tutto il Paese.
A Prato è stato introdotto un approccio diverso, come testimonia il lettore di “Vaccari news” Giancarlo Rota. Ha notato l’avviso presente su uno di essi: l’operatore ha ritenuto necessario specificare “Cassetta postale attiva”.
Invece, a Bergamo si è giunti all’ultimo stadio in questi giorni. L’esito sono delle vistose impronte lasciate sui muri. Tanto che lo specialista si è domandato se l’azienda non dovrà rimborsare la proprietà delle spese per il ripristino delle facciate (continua).