“Forti dubbi di legittimità e seri rischi per il cittadino e per i conti pubblici”. Così Federfarma, la Federazione nazionale unitaria titolari di farmacia, commenta l’accordo tra Poste italiane e Farmindustria per il recapito diretto dei medicinali che, di fatto, oltrepassa i negozi.
“Per il cittadino -viene precisato- la consegna a domicilio potrebbe sembrare un vantaggio, in realtà le Poste -che ormai non riescono neanche a garantire la quotidiana consegna delle lettere- subappaltano la consegna dei pacchi ad altri operatori. I corrieri solitamente lasciano l’avviso nella cassetta della posta, senza neanche verificare l’effettiva presenza in casa del destinatario, che è costretto a raggiungere il magazzino solitamente decentrato oppure ad attendere che il corriere ritorni. Il malato rischia di aspettare per giorni il farmaco di cui ha bisogno e di dover interrompere la terapia con tutti i rischi connessi”.
Nel frattempo, il collo rimarrebbe in un magazzino, non certamente strutturato per la conservazione di sostanze delicate per patologie gravi, che richiedono frigoriferi a temperature differenziate. E poi, mancherebbe il supporto di un operatore sanitario: “se il cittadino ha un dubbio a chi chiede informazioni o consigli? A chi segnala eventuali effetti indesiderati prodotti dal farmaco? All’autista?”.
Perplessità anche in materia di riservatezza: il corriere, il portiere (se c’è), i vicini di casa, tutti verrebbero a conoscenza della malattia.
Senza trascurare gli aspetti economici. “Se a pagare fosse l’industria, curando direttamente la consegna del proprio prodotto, si porrebbe un problema di integrazione verticale: l’industria produrrebbe, distribuirebbe e consegnerebbe al paziente i farmaci. Tale comportamento è vietato dalla legge e la stessa Corte di giustizia europea ne ha confermato l’illegittimità e la pericolosità per il paziente, perché la sua salute sarebbe interamente nelle mani di un unico soggetto, economicamente interessato. Se, invece, i costi fossero a carico delle Asl, la questione dovrebbe interessare la Corte dei conti perché si spenderebbe ben più di quanto costerebbe la distribuzione tramite le farmacie, molto più comoda e sicura per il cittadino”.
Infine, “il dubbio più grave”. Riguarda il controllo sull’effetto dei farmaci “che vengono pagati dalle Asl alle industrie solo se il paziente ne ha tratto un beneficio, verificato sulla base di precisi parametri. I risultati terapeutici devono essere monitorati e registrati e servono alla valutazione dell’efficacia del farmaco”. In base a questi dati, il servizio sanitario nazionale decide se continuare a erogare il farmaco gratuitamente e a quali pazienti. “Come verrebbe monitorata l'efficacia delle cure nel caso di consegna a domicilio di farmaci destinati al trattamento di patologie gravi?”.
“Poiché -è la conclusione- ancora oggi riceviamo gli auguri di Natale e pacchi dono con merce ormai avariata, alle Poste chiediamo di concentrarsi sul recapito della corrispondenza”.