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editor Fabio Bonacina

27354 news from 8/3/2003

Non solo i disservizi: l’analisi si estende ai prodotti obbligazionari collocati sul mercato tra 2000 e 2001 e alla recente vicenda dei precari. Quanto incassano gli amministratori della società

Trentanove senatori, guidati da Luigi D'Ambrosio Lettieri (nella foto di palazzo Madama) chiedono al Governo informazioni su diverse problematiche
Trentanove senatori, guidati da Luigi D'Ambrosio Lettieri (nella foto di palazzo Madama) chiedono al Governo informazioni su diverse problematiche

La corsa finale per approvare prima delle vacanze il decreto anticrisi, ma non solo. Al Senato protagonista Poste italiane, grazie all’interpellanza con procedimento abbreviato presentata da Luigi D’Ambrosio Lettieri insieme a trentotto colleghi, trentasette dei quali dello stesso gruppo: Pdl.

Il punto di partenza sono “i persistenti disservizi di Poste italiane, frequentemente riportati dalla stampa locale e nazionale”, che “hanno indotto i cittadini a richiedere a gran voce il rispetto degli standard qualitativi previsti”. Senza dimenticare la riflessione sulla serie di prodotti obbligazionari “index linked”, collocati sul mercato tra il 2000 e il 2001 e sottoscritti da circa 70mila piccoli risparmiatori che, successivamente, hanno subìto “ingenti perdite”.

E poi, ci sono le faccende delle esternalizzazioni e dei precari, perché la società “ha proceduto, dalla fine degli anni ‘90 e per tutto il 2008, ad assumere decine di migliaia di lavoratori con contratti a tempo determinato”. Detti comportamenti “hanno provocato l’insorgere di un contenzioso, stimato in circa 44.000 ricorsi, aventi ad oggetto la trasformazione dei contratti”. E, nonostante questo, risulta aver assunto personale a tempo indeterminato.

Da tale contesto, la richiesta al presidente del Consiglio e, per quanto di competenza, ai ministri a Economia e finanze, Lavoro, salute e politiche sociali, Sviluppo economico, di come ci si intenda muovere.

Agli interpellati viene domandato, fra l’altro, se ritengano opportuno intervenire “al fine di far cessare il regime di monopolio del quale beneficia, ad oggi, Poste italiane spa avviando il processo di liberalizzazione secondo il dettato comunitario”.

Quanto alla vicenda dei contratti, i senatori domandano se e quali iniziative l’Esecutivo intenda assumere in conseguenza alla norma “antiprecari” (bocciata dalla Corte costituzionale), quali provvedimenti voglia individuare per salvaguardare i livelli occupazionali, quali misure pensi di adottare nei confronti dell’attuale e dei precedenti management. Arrivando a chiedere se l’attuale dirigenza abbia gestito correttamente le risorse pubbliche e, in caso negativo, se e in quali modi si decida di intervenire.

I senatori vogliono sapere, inoltre, se i destinatari dell’interpellanza siano a conoscenza dell’ammontare delle retribuzioni spettanti all’amministratore delegato, al presidente e agli altri consiglieri di Poste italiane “e se tali retribuzioni siano commisurate agli effettivi «asset intangibili»” della società. Quanto agli emolumenti, in base ai dati forniti dal ministero per la Pubblica amministrazione e l’innovazione, la palma spetta all’amministratore delegato e direttore generale, Massimo Sarmi, che nel 2009 avrà 886.035,31 euro come parte fissa e fino a 694.294,14 come quota variabile. Il presidente della società, Giovanni Ialongo, riceverà “solo” 90mila euro, mentre ai consiglieri arriveranno importi tra i 75mila euro di Nunzio Guglielmino (che è anche vicepresidente e presidente del comitato compensi), i 72mila di Mauro Michielon e i 60mila di Roberto Colombo.

Poste italiane oggi è una società per azioni controllata al 65% dal ministero ad Economia e finanze, che per il 2009 conta un onere complessivo pari a 1.047.747.845,00 euro. La quota rimanente è in capo alla Cassa depositi e prestiti.




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