Ma, nell’epoca delle strumentazioni informatiche, si usano ancora i telegrammi? Secondo gli addetti ai lavori, la risposta è positiva. E questo nonostante la flessione denunciata dal bilancio aziendale (i ricavi in migliaia di euro sono scesi da 51.430 del 2012 a 33.362 del 2013). Naturalmente, il sistema si avvale dell’elettronica, visto che il testo può essere spedito anche restando davanti ad un pc.
Se nell’esperienza comune è impiegato soltanto per esprimere condoglianze e felicitazioni, a livello professionale lo si adopera -e molto- per concorsi, assunzioni, licenziamenti, comunicazioni a carattere finanziario o condominiale, con i reclusi. Giusto per dare un’idea, il nuovo contact center di Trento (è stato inaugurato settimana scorsa) mediamente lavora ogni giorno 1.500 dispacci, un decimo di quelli richiesti nel Paese.
La struttura cittadina ha assorbito personale oggi sovrabbondante nel recapito (ad essere precisi, quattordici portalettere ed altrettanti addetti alle lavorazioni interne) per metterlo a trattare le richieste del pubblico, naturalmente dopo la necessaria fase di aggiornamento. In pratica, risponde alle chiamate del numero telefonico 186.
Più in generale, ora sono trentatré le strutture di questo tipo, inquadrate nel progetto denominato “Servizi al cliente”. Le sedi, ognuna specializzata in qualche prestazione, sono dislocate in tutto il territorio nazionale coinvolgendo 2.500 persone; nel 2014 hanno gestito circa 18 milioni di contatti per l’assistenza ai servizi postali, finanziari ed assicurativi, sia per l’utenza privata che per le imprese.
In base alla programmazione, altre analoghe dovrebbero sorgere a Bari, Lamezia Terme (Catanzaro), Perugia, Pesaro, Pisa, Siena e Taranto.