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editor Fabio Bonacina

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Tre le persone indagate dalle “Fiamme gialle”. Dietro, aziende fantasma che proponevano attività nei settori postale e delle scommesse on-line

Nuovo problema a carattere giudiziario con i servizi postali privati. Questa volta, ad essere citata è Finposteitalia. Dietro vi sarebbe un’organizzazione che proponeva franchising riguardanti sia il settore, sia altre attività finanziarie, in particolare nelle scommesse su internet con i marchi “Giocarendita” e “Vinci per sempre”.

La vicenda è esplosa ieri: nei guai sono finite tre persone: un uomo di cinquanta anni di Foggia e uno di cinquantuno di Biccari (Foggia), cui si aggiunge una trentenne di Avellino.

Quanto a Finposteitalia, risultava avere a Milano una sede virtuale, senza alcun dipendente e con solo un servizio di segretariato telefonico; comunque, non disponeva delle relative autorizzazioni, affidandosi a società terze.

Le indagini sono partite dalle denunce di alcuni truffati che, dopo aver lasciato un congruo importo per l’affiliazione (si parla di somme tra i dieci ed i centomila euro) ed aver vissuto pochi mesi di lavoro, erano stati costretti a chiudere l’attività. Da qui la visita della Guardia di finanza agli uffici che l’azienda possiede ad Ariano Irpino (Avellino).

Le indagini, condotte sotto la direzione della Procura della Repubblica della stessa località campana, “hanno consentito di smascherare un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa commerciale ai danni di giovani imprenditori, attirati ingannevolmente dalle allettanti proposte di lavoro pubblicizzate tramite siti internet e locandine”, spiegano dal comando. “Dopo aver contattato i potenziali clienti (astutamente selezionati sulla base dell’inesperienza nel settore e della necessità di occupazione), gli ideatori della truffa avviavano con loro incontri e colloqui di approfondimento”. Grazie a materiale informativo ingannevole, facevano credere che la società affiliante (la H srl) avesse le credenziali, le capacità e le potenzialità necessarie per garantire lo sviluppo e la proficuità economica dei progetti.

La storia, però, parte da lontano. Già il 14 dicembre scorso, la “Gazzetta di Mantova” segnalava che in diversi centri dell’area lombarda erano giunti inviti a segnalare persone in grado di aderire ad un progetto privato “Finposte in Comune”, destinato -scriveva Francesco Romani- in particolar modo alle zone dove gli uffici di Poste italiane dovevano essere chiusi. “Qualche Comune, come Castellucchio, l’ha segnalato sul proprio sito online, altri attendono con più cautela di capire di cosa si tratta. Perché molti elementi portano a Poste italiane, come i colori giallo e blu, la grafica, l’uso di foto con cassette postali ufficiali”. Alla segnalazione dell’attività, la struttura guidata da Massimo Sarmi prese ufficialmente le distanze, confermando “di avere affidato ai propri legali la verifica che non si tratti di plagio ed indebito utilizzo di marchi”.

L’azienda -spiegava una scheda illustrativa sottoscritta da Finposteitalia- “nasce in seguito alla liberalizzazione del mercato per mettersi al servizio dei cittadini e per essere motore di sviluppo per l’intero Paese. Proponendo idee allettanti per tutti gli agenti economici in cerca di un’innovativa iniziativa imprenditoriale, prospettando di operare con i propri consumatori in maniera flessibile, elastica, e adeguandosi nello stesso tempo alle esigenze di ciascun cliente”. Ha la sua sede legale a Milano, ma “è pronta a diffondere il suo marchio in franchising su tutto il territorio italiano. Convinta di poter concorrere con un mercato, soprattutto quello postale, che spesso soffre di carenze organizzative, che genera sprechi e inefficienze”. Tra le richieste, un bacino di utenza pari ad almeno tremila abitanti, ed un ufficio grande come minimo trenta metri quadrati con una posizione centrale o residenziale.

Prima il sospetto di plagio, poi la scoperta della truffa
Prima il sospetto di plagio, poi la scoperta della truffa



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