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editor Fabio Bonacina

27411 news from 8/3/2003

Le domande, definite “impertinenti”, sono state formulate dalla Slp-Cisl. La scelta in mancanza di un confronto diretto con l’amministratore delegato

L'amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi
L'amministratore delegato di Poste italiane, Massimo Sarmi

“Lei è a conoscenza che la posta e i giornali non arrivano più nelle nostre case con frequenza quotidiana e con la qualità dichiarata?”. “Lei è a conoscenza di migliaia di reclami di aziende e cittadini insoddisfatti della qualità erogata dai servizi postali?”. “Ci può spiegare come mai sia abortito il progetto di riportare i pacchi all’interno dei servizi postali e sul quale avevamo offerto piena disponibilità?”. “E ci spiega anche come mai Poste italiane non entra nel ramo Rc auto dove tutte le compagnie di assicurazione fanno enormi profitti?”. “È a conoscenza che circa la metà dei palmari dei portalettere sono inutilizzati e bloccati?”. “Perché continua a tacere sui dissesti provocati dalla rete informatica di Poste dove sono stati investiti miliardi di euro? Oltre ai grandi blackout qualcuno le spiega che quasi tutti i giorni gli sportelli si fermano e si impallano a singhiozzo?”. “Dopo il bilancio miliardario del 2010 e l’annunciato bilancio «entusiasmante» del 2011 come mai l’azienda versa in condizioni pietose su mezzi, strumenti, qualità, sicurezza e personale?”.

Almeno in parte, sono le domande che spesso l’“uomo della strada” si pone, specie quando utilizza il servizio, e che compaiono anche nelle cronache dei giornali. Non fanno notizia, purtroppo.

Ma questa volta sì, perché a porle (insieme a diverse altre) è la segreteria nazionale del maggiore sindacato del settore, la Slp-Cisl. Le ha formulate provocatoriamente all’amministratore delegato dell’azienda, Massimo Sarmi.

“Un tempo, specie nei momenti più delicati della vita aziendale, in Poste esistevano rapporti istituzionali e relazionali tra management e sindacati”, spiegano dalla stessa Slp-Cisl. “Ci si scambiavano, periodicamente, informazioni sulle strategie e sul futuro del gruppo Poste italiane, si condividevano preoccupazioni interne ed esterne all’azienda, si contrattavano accordi importanti e riorganizzazioni complesse, insomma ognuno metteva qualcosa di suo per tenere in piedi la baracca. Poi fu il blackout!”. L’amministratore delegato, Massimo Sarmi, “è sparito nel nulla (pensate che sono due anni che non incontra i sindacati nonostante richieste ufficiali)”. “A questo punto abbiamo deciso di porgli delle domande pubbliche e un poco impertinenti e lo faremo sullo stile di alcuni quotidiani ripetendole, come un tormentone, tutti i giorni fino a quando non arriveranno delle risposte”.

Domande che, per conoscenza, sono volantinate in tutta Italia e spedite al consiglio di amministrazione di Poste, al ministro dello Sviluppo economico, al ministro dell’economia e delle finanze e al presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Sempre che… ricevano la lettera!




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