Dove fino a pochi anni fa si caricavano e scaricavano colli e stampati -un cartello ancora appeso a pochi metri di distanza avvisa che “dal giorno 31/01/2000 l’accettazione pacchi verrà effettuata allo sportello postacelere (angolo viale Brianza)”- transitarono i destinati ai campi di sterminio. La conferma è giunta oggi pomeriggio nel momento in cui -durante l’iniziativa “I viaggi della memoria: Auschwitz”- è stato ricordato come, all’epoca dell’occupazione tedesca, “poste e merci erano più importanti degli esseri umani”.
Storia tragica al binario 21 della stazione Centrale di Milano, in via Aporti 3, laddove sorgerà il Memoriale della Shoah. Il binario invisibile, quello destinato appunto ai carri merci ma dal quale, cominciando con la fine del 1943, passarono centinaia di rastrellati di ogni età, colpevoli soltanto di essere ebrei. Dal carcere di San Vittore venivano portati qui, e a gruppi di settanta fatti salire sui vagoni piombati, due dei quali sono stati posizionati nel medesimo luogo di allora. All’interno, solo un po’ di paglia e un secchio. Senza cibo, senza nulla e, soprattutto, senza sapere dove sarebbero stati portati. La meta principale era la stazione di Auschwitz, a tre chilometri dal campo omonimo. Successivamente, visto il gran numero di convogli in arrivo, la linea ferrata venne estesa fino all’interno del collegato lager di Birkenau.
“Un progetto che parte adesso”, ha ammesso il presidente della Fondazione Memoriale della Shoah, Ferruccio de Bortoli. Vuole trasformare il posto “in luogo di preghiera per tutte le fedi, ma anche in un luogo di vita, dando un senso a questa area della stazione”.
In serata seicento ragazzi delle superiori sono partiti in treno per raggiungere la Polonia. Li accompagnano l’assessore a istruzione ed edilizia scolastica della Provincia, Marina Lazzati, e lo stesso presidente dell’istituzione, Guido Podestà. “Quello di Auschwitz -ha detto l’assessore Lazzati- è il campo in cui l’uomo ha negato se stesso; è il più grande, quello che ha fatto più morti e quello in cui sono state tentate tutte le tecniche di sterminio”.
“Un privilegio -ha aggiunto il presidente Podestà- dedicare qualche giorno alla riflessione. Abbiamo pensato che, nonostante la carenza di risorse, fosse nostro dovere fare il viaggio”, anche come risposta al negazionismo.