Non sarà una festa, quella programmata dall’Amministrazione comunale di Pontelandolfo (Benevento) e dal Comitato civico per domani. In municipio mettono le mani avanti. Sarà, invece, “la commemorazione doverosa di quella strage”. La solenne cerimonia per ricordare l’eccidio del 14 agosto 1861, “fortemente voluta” dal sindaco Cosimo Testa e dal rappresentante dello stesso Comitato Renato Rinaldi. Così da “rendere onore agli antichi padri di Pontelandolfo, che, inermi, perirono sotto i colpi impietosi di cinquecento grilletti savoiardi e sarà ancora occasione per tributare un riconoscimento senza confini a tutti quei supersiti che, miracolosamente scampati alla furia devastatrice del plotone sabaudo, trovarono la forza di risollevarsi, di rimettersi in piedi e di ricomporre pietra su pietra il paese in lacrime”.
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, invitato alla cerimonia, ha spedito una lettera al primo cittadino; a rappresentarlo vi sarà il presidente del Comitato dei garanti che segue le manifestazioni per il secolo e mezzo dell’Unità, Giuliano Amato. Per il paese campano tale intervento costituisce “un impegno significativo e serio che finalmente lo Stato italiano ha avuto il coraggio di assumersi dopo l’ultra secolare assordante silenzio”. Si apre un capitolo nuovo, “memorabile, che la comunità attende impaziente di vivere fino in fondo”.
“Oltre un migliaio (quattrocento secondo altre fonti, ndr) furono i civili che trovarono la morte” nell’ambito delle manovre collegate alla repressione del cosiddetto brigantaggio. “Furono stupri, violenze, uccisioni, vomiti maleodoranti di schiuma e bile, sete di sangue fino alla conquista del trofeo mortale. All’imbrunire di quel giorno vestito con gli abiti scuri della morte, dopo aver scritto la pagina più triste della storia del centro sannita di una neonata Italia, cinquecento carnefici eccitati fino all’inverosimile, capeggiati dal tenente colonnello vicentino Pier Eleonoro Negri -da quel giorno fatidico soprannominato il boia di Pontelandolfo- stremati da cotanto barbaro accanimento, decisero di porre fine all’interminabile massacro, non prima però di aver cosparso di sale i resti carbonizzati dell’ecatombe a decretare l’eterna desertificazione”.
A testimoniare il giro di boa contribuisce l’annullo, richiesto dall’Ente locale, che parla senza mezzi termini di eccidio. È rimasta senza esito, invece, la proposta per un francobollo, che pure era stato chiesto. Sull’argomento -viene precisato a “Vaccari news”- “non abbiamo mai avuto risposte”.