Se la mostra di Forlì (news precedente) non richiama i francobolli in stile Liberty, questo non vuol dire che non ve ne siano. A livello internazionale, ad esempio, si evidenzia quello realizzato da Alfons Maria Mucha per il suo Paese nato all’indomani della Prima guerra mondiale, la Cecoslovacchia, e replicato in molteplici versioni per l’ordinaria nazionale.
Ma non mancano notevoli esempi anche inerenti lo Stivale.
Il clima verificatosi con l’ascesa al trono di Vittorio Emanuele III -scrive il critico d’arte Federico Zeri nel saggio “I francobolli italiani - Grafica e ideologia dalle origini al 1948”- “si ravvisa nella serie cosiddetta «Floreale»”, emessa con l’1 luglio 1901 e sviluppata in numerosi tagli. Nei bozzetti, dovuti a Giuseppe Cellini, “l’effigie del nuovo re è circondata da fregi vegetali, condotti secondo gli svolgimenti e i ritmi cari all’Art nouveau: sintomo dunque di un’apertura culturale, timida ma effettiva, in senso aggiornato, e anche europeo”.
L’Amministrazione postale italiana, a differenza di altre, “ebbe il merito di affidare ad alcuni tra i più significativi artisti del momento l’esecuzione dei bozzetti” che servirono a realizzare le cartevalori, conferma Paolo Norfini nel lavoro “I francobolli italiani tra Simbolismo e Liberty”.
Al medesimo Cellini, ad esempio, si deve l’omaggio per il sesto centenario della morte di Dante Alighieri, del 28 settembre 1921, mentre Giovanni Carpanetto sviluppò l’idea per il 25 centesimi espresso dell’1 giugno 1903, pure esso replicato, successivamente, in più tagli. Augusto Sezanne, Enrico Morelli e Vittorio Grassi intervennero per il cinquantenario dell’Unità, sottolineatura giunta l’1 maggio 1911. Di quest’ultimo -che molto più tardi avrebbe firmato la “Siracusana”- è il tributo al cinquantenario mazziniano del 20 settembre 1922. Uno sguardo ai territori collegati ed ecco, per dire, l’ordinaria con l’elefante ed il leone lanciata per il Benadir con il 12 ottobre 1903, su cui si concentrò un altro grande nome, Leopoldo Metlicovitz…