Nel giro di pochi capannoni, l’intero percorso di una lettera con in più, rispetto al solito, la parte digitale. È quanto offre l’impianto che Nexive ha a Milano in via Fantoli 6/3, dove lavorano 80 persone, tutte assunte, su tre turni operativi 24 ore su 24 e 6 giorni su 7. È stato sviluppato -viene spiegato- “un modello di business unico, fondato sul presidio e l’integrazione dell’intera catena del valore: acquisizione ed elaborazione dei dati, produzione e customizzazione dei documenti, imbustamento e distribuzione”.
Si comincia con la parte opzionale, nel senso che compete allo speditore (cioè al grande utente, capace di inoltrare centinaia se non migliaia di lettere a volta) scegliere se far avere il file elettronico da trasformare in comunicazione fisica (è il cosiddetto corriere ibrido), oppure consegnare già i plichi materiali. Nel primo caso, il testo giunge via internet nei computer di una sala, dove gli addetti aprono, controllano ed eventualmente adattano quanto ricevuto.
Il passo seguente è la stampa, monitorata in tempo reale; impiega due enormi macchine a getto d’inchiostro, capaci di stampare in sequenza i lati del foglio con una velocità pari a 200 metri al minuto. Dietro, grandi bobine di carta dalla larghezza di un “A3”. Nel percorso, la striscia viene tagliata in parti uguali così da ottenere due “A4”, che poi sono associati agli eventuali altri fogli correlati, piegati ed introdotti nella busta, tenuta aperta da un divaricatore. Una volta che l’insieme è completato, giungono la pennellata di colla e la chiusura. Anche l’impronta di affrancatura viene gestita direttamente da Nexive. Una procedura -quella appena citata- molto più lunga da descrivere che da vedere.
Quindi, la parte specifica: teoricamente, il codice di avviamento postale permette di selezionare la zona che attende il singolo plico; nel caso l’occhio informatico non riesca a decifrare i dati, interviene l’essere umano. In questa fase converge quanto non è stampato in loco: l’accettazione si svolge attraverso controlli a campione. Una macchina della Pitney Bowes seleziona la destinazione secondo 48 alternative, con una velocità pari a 40mila oggetti all’ora.
Quelli diretti in aree o in città diverse finiscono in contenitori che saranno portati, via gomma, in altre strutture per lo smistamento definitivo. I restanti, che cioè non dovranno percorrere troppi chilometri, sono condotti nell’ambiente successivo. Il tutto arriva, suddiviso, sui banconi dei portalettere che già di primo mattino predispongono il materiale da recapitare. Pronto per l’ultima selezione prima di essere caricato. Dove? Sulla bicicletta, la moto o l’auto, dipende dalle distanze che l’incaricato deve coprire.