I collezionisti tradizionali, quelli che secondo la terminologia di Poste italiane collezionano magari le “emissioni filateliche”, storceranno il naso. Ma il presente e l’immediato futuro, inutile nasconderlo, passano anche dai posta target, cioè dalle impronte quasi sempre applicate a stampa che indicano oggetti spediti in massa a condizioni e a tariffe particolari.
L’interesse, comunque, c’è e lo si è riscontrato ancora una settimana fa quando, nell’ambito di “Vastophil”, Marco Occhipinti ha parlato di “Cosa fare dei posta target. Il collezionismo filatelico nell'era tecnologica”.
“Il servizio -sintetizza a «Vaccari news» il relatore- in Italia viene introdotto nel 2001, sull’onda delle prime sperimentazioni che associavano gli invii in quantità al computer. In pochi mesi riscuote un successo inaspettato; gradualmente, Poste italiane provvede a differenziare l’offerta. Restando nell’ambito specifico, ecco che il posta target viene articolato in categorie (basic, card, catalog, creative, gold, magazine), in grado di accogliere le diverse esigenze della clientela. Per usufruire della singola prestazione è sufficiente sottoscrivere il contratto tramite internet, scaricare dal sito web il logo ed utilizzarlo per prestampare le proprie buste”.
“I casi più interessanti, almeno dal punto di vista grafico, giungono dal posta target creative e dal gold; sono le uniche formule tra quelle disponibili che consentono al mittente di personalizzare il «logo» (così è chiamata l’impronta sui documenti), modificando i colori o aggiungendo immagini, anche se magari tale opportunità non sempre viene sfruttata. L’unica regola da seguire è rispettarne il formato e, con una certa approssimazione, le dimensioni”.
Quasi un decennio dopo, la percentuale di materiale veicolato tramite questo supporto è davvero ampia.
E dal punto di vista collezionistico? “Fermo restando che ognuno colleziona ciò che lo appaga, e che sono molto più postali di tanti francobolli (vedi i personalizzati), occorre non farsi prendere la mano. Almeno dal punto di vista dei regolamenti Fip. Non essendovi, di fatto, alcun controllo della struttura postale sulle aggiunte effettuate dal cliente, in genere manca quella ufficialità che ne giustificherebbe un impiego, ad esempio in una tematica. Mi spiego: in uno studio di storia postale che esamina le attuali modalità sostitutive all’affrancatura, i posta target ci stanno benissimo, anche quelli adattati, funzionali a dimostrare che tale opportunità è riconosciuta. Mi sembra più difficile, invece, utilizzare un posta target personalizzato con un gatto in una raccolta sui felini. A meno che serva a dimostrare che quella specifica ditta abbia un collegamento diretto con l’animale, ad esempio perché è l’emblema aziendale od opera nel settore veterinario”.