“Durante l’ultima seduta del Gran consiglio, per antica abitudine di giornalista, ebbi cura di prender nota particolareggiata di ciascun intervento. Nei giorni immediatamente seguenti la riunione, completai questo resoconto con l’animo di chi sente di adempire un preciso dovere”. Cosi scriveva Luigi Federzoni in quella che si potrebbe definire la sua autobiografia politica (“Italia di ieri per la storia di domani”, edita da Mondadori lungo il 1967). Nel contesto racconta in presa diretta quanto accadde quella notte tra il 24 ed 25 luglio 1943, notte che portò alla fine della dittatura di Benito Mussolini.
Ora il materiale alla base della testimonianza, fra cui il manoscritto originale, è stato messo in vendita; è riunito nel lotto 23 (valutazione: 25-30mila euro) dell’asta che la romana Minerva auctions ha programmato tra domani e dopodomani. Sapendo che l’insieme già è stato sottoposto a notifica dalla Soprintendenza archivistica per il Lazio.
Dalle carte -viene spiegato- “emergono documenti di primario valore storico per capire cosa successe”, ma non solo. Numerose sono infatti le lettere (o le loro minute) che riguardano il periodo. Tra esse, la diffida dello stesso Mussolini a Roberto Farinacci per non dare, nei suoi discorsi, l’impressione che il regime fosse in pericolo e volesse ricorrere al terrore (risale al 14 aprile 1925), l’indignazione di re Alfonso di Spagna nei confronti del Vaticano (6 novembre 1927), il finanziamento per la Fiera di Tripoli (20 febbraio 1928), il tentativo di Dino Grandi di sondare l’umore della Chiesa dopo la caduta della tirannia (29 luglio 1943). Fra le altre missive, alcune riguardano Italo Balbo, Guglielmo Marconi, Ada Negri, Antonio Salandra, Giovanni Spadolini, Orio Vergani…