(segue dalla news precedente) Anni fa scrisse, parlando delle cartoline fotografiche, di “un fenomeno culturale di massa, che costruisce delle città un’immagine stereotipa, puntata sui luoghi deputati e che comunque esclude un racconto letterario (le guide, la letteratura di guida) della città stessa”. È ancora così? “Credo -replica Carlo Arturo Quintavalle, intervistato da «Vaccari news»- che ben pochi oggi abbiano coscienza della letteratura e del paesaggio che quella racconta, del racconto degli spazi urbani o degli edifici simbolo, attraverso altre fonti che non siano le guide sempre più povere di parole e ricche di immagini. L’idea è quella di godere, se si può dire così, della città come «figura» che si riconosce dopo avere veduto centinaia di volte in riproduzione quei palazzi, edifici, paesaggi. Si visita in riproduzione; il racconto reale della città, o degli spazi della campagna, è per pochi, per pochissimi. I tempi delle narrazioni romantiche, intendo dell’epoca del Romanticismo, che accendevano la memoria attraverso una stampa, un disegno, un cammeo, e che hanno ispirato poi tante fotografie di veduta, sono lontani. E così lo sono le foto degli addii dal fronte, o del bacio dentro un cuore come nelle cartoline vecchie ormai di generazioni”. Si può, oggi, definire morta la cartolina, perlomeno come uso primario (altro è il collezionismo, che resta fiorentissimo)? “La cartolina non credo sia morta, lo è, sul piano dell’uso, quella tradizionale; esistono altri modi di trasmettere le immagini. Resterà una piccola nicchia dove la cartolina avrà comunque uno spazio, riservato a pochi amatori, ma la cartolina, quella «vera fotografia» firmata da un autore, costerà tantissimo e sarà prodotto per una élite”.
Quintavalle 2/ Resterà sempre una piccola nicchia
12 Mar 2011 12:45 - NEWS FROM ITALY
Oggi le immagini si trasmettono con altri sistemi, ma la cartolina -dice il professore- non verrà dimenticata, anzi…