Il cadavere di un soldato rinvenuto dopo oltre cento anni sull’Adamello (news precedente); l’obiettivo: dargli, se possibile, un nome e un cognome.
Quindi, cosa avete fatto? “La massa cartacea ritrovata dentro la giubba -prosegue nel racconto con «Vaccari news» il direttore dell’ufficio beni archeologici che fa capo alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, Franco Nicolis- è stata portata in laboratorio e trattata in un liofilizzatore per asportare il ghiaccio residuo. In tale modo, i fogli diventano molto fragili ma si conservano bene. A questo punto, abbiamo cominciato ad esaminarli”.
Cosa avete trovato? “Prima è emerso un frammento di cartolina postale con un pezzo del nome, ma ancora non era chiaro. Poi è uscita la ricevuta del pacco del padre e tutti i dati, cosa che ci ha permesso di dare una svolta all’indagine. Ancora, sono emersi l’impronta di un annullo di Milano probabilmente su una cartolina, brandelli di un santino, forse una foto e forse il certificato di una visita medica. Ma sempre a pezzettini”.
Avete dato un’identità alla persona? “Sì, ed il confronto con Onorcaduti ha fatto il resto. È molto raro arrivarvi; è successo qualche anno fa per un fante grazie al piastrino, ma si vedeva a malapena. Questo soldato si chiamava Rodolfo Beretta; era nato il 13 marzo 1886 a Besana in Brianza ed è scomparso l’8 novembre 1916, alle 2.30 della notte. C’erano stati i testimoni e quindi c’è il verbale con la dichiarazione di morte, ma il cadavere non era stato recuperato: occorre ricordare che allora il ghiacciaio era venti-trenta metri più alto di adesso”.
Cosa ne farete dei reperti? “Li terremo nei nostri depositi con le stesse tecniche di conservazione degli oggetti archeologici, a meno che gli eredi -individuati- non li vogliano” (fine).