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editor Fabio Bonacina

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Sergio Endrigo a quattordici anni vendette la collezione di francobolli per acquistare la sua prima chitarra (foto: www.sergioendrigo.it)
Sergio Endrigo a quattordici anni vendette la collezione di francobolli per acquistare la sua prima chitarra (foto: www.sergioendrigo.it)

Un filatelista mancato. Ma, forse, è meglio così, visto il patrimonio artistico che ha lasciato. È scomparso ieri a Roma, dopo una lunga malattia, Sergio Endrigo, fra i più significativi cantautori italiani. Nato a Pola il 15 giugno 1933, ha portato al successo brani come “Io che amo solo te”, “Lontano dagli occhi”, “L'arca di Noè”, “Ci vuole un fiore”.

Il risvolto filatelico lo racconta lo stesso Endrigo nella autobiografia. “Avevo una piccola collezione di francobolli regalatimi da uno zio. La diedi al maresciallo per il quale lavorava mia madre ed in cambio lui mi diede i soldi necessari per comprarmi una chitarra. È successo a Venezia ed avevo 14 anni. Stavo partendo per andare a passare tre anni in un collegio per profughi giuliani e dalmati a Brindisi”. Era il 1947.

E schiva pure una seconda volta il contatto con dentelli e plichi. È ancora lo stesso protagonista a ricostruire l’episodio, accaduto pochissimi anni dopo. “Capitò che il nuovo direttore delle Poste a Venezia fosse nativo di Pola e che mia madre lo conoscesse. E così mia madre mi disse che avrei potuto entrare in Posta come portalettere e poi, con un concorso interno, andare allo sportello delle raccomandate. Le risposi che da quel momento non le avrei più chiesto aiuto e che mi sarei arrangiato da solo ma che in Posta non volevo entrare”.

Il cantautore sarà sepolto a Terni in forma strettamente privata, nella tomba di famiglia, accanto alla moglie. Allo studio, “un grande concerto pubblico per ricordarlo”, che dovrebbe svolgersi a Roma.




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