Ieri l’annuncio, oggi il commento. Da “Vaccari news” chiesto al direttore responsabile dell’agenzia di stampa specializzata Enopress, Giancarlo Panarella.
Quindici vini scelti in rappresentanza di altrettante regioni d’Italia per francobolli che -testi ufficiali alla mano- vengono definiti appartenenti alla serie tematica “Made in Italy” e “dedicati alle eccellenze enogastronomiche italiane - il vino Docg”.
“Bah -risponde l’esperto- le omissioni sono gravi, alcuni rappresentanti poco convincenti…”.
Più precisamente? “Lo scrittore e giornalista Paolo Monelli, autore del trattato «Optimus potor», storcerebbe il naso e noterebbe un discrimine tendente ai vini dolci. Se poi la scelta è caduta sulle Docg, non capisco la focalizzazione verso il Moscato di Scanzo e il Cannellino. Gli altri nomi sono di bandiera. E comunque inducono a qualche perplessità”.
Faccia qualche esempio… “Nella lista leggo «Montepulciano d’Abruzzo colline teramane», perché «colline teramane»? Sarebbe stato sufficiente la sola menzione «Montepulciano d’Abruzzo» per coprire i terroir delle quattro province. È stato scelto il Greco di Tufo per la Campania, ma ora spopola la Falanghina! Per l’Emilia-Romagna, il Romagna Albana va bene, ma dov’è il Lambrusco, conosciuto in tutto il mondo? Quanto al Cannellino di Frascati, volto a rappresentare il Lazio, nella città che gli ha dato il nome dicono che è una specie estinta, sarebbe stato meglio il Frascati Docg”.
E il Moscato di Scanzo? “Non lo conosco direttamente, eppure -prosegue- la Lombardia registra uno dei più alti numeri di vini a denominazione d’origine, con il Franciacorta dominatore assoluto (anche se un francobollo da 60 centesimi è stato dedicato esplicitamente alla Berlucchi il 5 novembre 2010) ed il Valtellina che ha una bella reputazione”.
Nonostante le ragionevoli necessità di sintesi, quali potrebbero essere le etichette irrinunciabili? “Sicuramente sono diverse, penso al pugliese Salice salentino, ai siciliani Nero d’Avola, Etna, Moscato di Pantelleria…”.
Che dire sulle cinque regioni trascurate, è stata una scelta ragionevole? “Le regioni trascurate lasciano in bocca un gusto amaro, venato di… razzismo. Le due a statuto speciale producono dei vini di grande distinzione e fanno riferimento al Centro di ricerca, studi, salvaguardia, coordinamento e valorizzazione per la viticoltura montana: è il Cervim, una realtà di livello internazionale. Le altre possiedono vini dal passato glorioso, soprattutto Calabria e Liguria. Forse l’assenza più vistosa riguarda Trentino-Alto Adige, con il Müller-Thurgau e il Santa Maddalena di Caldaro, mentre la Valle d’Aosta conta su Blanc de Morgex ed Enfer d’Arvier. Avrei citato inoltre il Greco di Bianco, un prodotto dalle tradizioni olimpioniche della Magna Grecia, o il Cirò, calabrese per antonomasia. Per la Liguria, ci sarebbe stato bene lo Sciacchetrà o le Cinque Terre, quindi avrei aggiunto il molisano Biferno…”.
L’emissione arriverà il 24 marzo, fra un mese giusto. Cosa bisognerebbe fare per promuoverla nell’ambiente enologico? “Per far conoscere al mondo vinicolo questa emissione non c’è che ricorrere ai media di settore, Enopress, che dal 1972 ha combattuto la battaglia per ottenere francobolli dedicati, in testa. Peraltro la nuova impostazione informatica del nostro sito -che nel 2012 compie il decennale di attività- potrebbe contribuire notevolmente e… artisticamente alla conoscenza dell’emissione. Un dubbio è sul valore nominale: com’è possibile sostenere all’estero il «Made in Italy» utilizzando dei 60 centesimi, cioè dei francobolli nati come porto per l’interno?”.
Collezionista? “Sono appassionato di Colonie del Regno Unito, e per lavoro seguo anche Cina e Russia. Senza, naturalmente, trascurare la filatelia enologica”.
Una battuta conclusiva… “Forse, per scegliere il vino giusto, il ministero avrebbe dovuto sentire il maggior critico del mondo, Robert Parker!”.