Oltre la semplice collezione tematica per Albert Bagno. Sua è l’idea dei “Burattini postali”, che spiega in questa intervista a “Vaccari news”. “Sono nato a Parigi nel 1953 e vivo in Italia da quarantacinque anni. Faccio il burattinaio e il ricercatore, specialista del teatro di figura. Nel 1976 ero al Festival mondiale dei teatri di marionette di Charleville-Mézières, in Francia; stavo iniziando a diventare burattinaio, spinto da mia moglie. Dopo avere fatto uno spettacolo che ha avuto uno straordinario successo, ho incontrato un’etnoantropologa franco-polacca, Olenka Darkowska-Nidgorska, professoressa all’École des hautes études en sciences sociales, che mi ha detto: «Attenzione i burattini non sono solo dello spettacolo». A quest’affermazione mi sono posto la domanda: dove sono i burattini? Così, lei mi ha fatto da professoressa in etnologia e antropologia (senza diplomi o medaglie) e ho iniziato lo studio «Burattini altrimenti: presenza dei burattini e del teatro di figura quando non riguarda il mondo dello spettacolo». Oggi questo studio è costituito da quindici campi di ricerca e cinquanta sottocampi. Circa diecimila i documenti su carta raccolti: pubblicità, caricature, francobolli e materiali postali, libri… «Burattini postali» è uno dei settori di indagine iniziato nel 1978; ha avuto la sua prima presentazione a Milano presso la Galleria del buratto (zona Isola) nel 1982”.
Come mai questa idea? “«Burattini postali» non vuole essere una mostra filatelica in quanto tale, e di fatto non rispetta le regole del settore”, precisa. “Si tratta di una ricerca dove ci si chiede (tra le altre domande) perché uno Stato ha bisogno di mettere i burattini e le marionette su un francobollo; poi ci sono i quesiti relativi agli annulli postali e su tutto quello che può viaggiare per posta. Adesso la raccolta è di circa mille francobolli di quaranta Paesi, cui si aggiungono ottomila cartoline. Ma è composta anche da oggetti unici e rari, come i telegrammi pubblicitari degli anni Cinquanta. Attraverso quanto raccolto, si può fare un viaggio multiplo, sia nel mondo dei burattini che dell’arte, ma più ancora nelle culture”.
“Un interrogativo viene in mente quando si constata che il Giappone e l’Italia hanno più o meno lo stesso numero, elevato, di tradizioni nel teatro di figura ma Tokyo emette serie con una certa frequenza e Roma neanche una. A quando francobolli sui pupi siciliani (che sono Patrimonio immateriale dell’Unesco), a quando una serie per Gianduja, Gioppino, Dottor Balanzone, Pulcinella? Sono parte integrante della storia nazionale. Cosa si deve dire sapendo che l’unico pupo siciliano noto in filatelia è in una carta valore giapponese da 60 yen emessa il 27 luglio 1988?” (continua).