Il “francobollo” presente sulla copertina è un semplice fotomontaggio. Ma il libro di Paolo Roversi “Bukowski – Scrivo racconti poi ci metto il sesso per vendere” è davvero postale, perché il suo protagonista, lo “scrittore maledetto” Henry Charles Bukowski (1920-1994), ha lavorato anche per conto di Usps, il network statunitense.
Fino a quando –era il 1969- il “manager di professione e appassionato di letteratura per vocazione” John Martin rimase impressionato dalle poesie del portalettere, “tanto da proporgli di lasciare l’impiego all’ufficio postale per dedicarsi alla scrittura”. Cento dollari al mese per scrivere soltanto.
L’esperienza tra raccomandate e pacchi rimarrà comunque nel bagaglio personale: persino il suo primo romanzo, uscito nel 1971, ha il tema già nel titolo, “Post office”. “Inutile dire –scrive Paolo Roversi- quanto di autobiografico ci sia in questo libro e, anzi, forse sarebbe più interessante sapere quanto ci sia di fantasia. Prima di diventare uno scrittore a tempo pieno, Bukowski ha lavorato per ben dodici anni presso le poste statunitensi e questo fu una sorta di diario postumo”.
Il libro, di 120 pagine, è realizzato con il supporto della giornalista Fernanda Pivano, amica personale dell’artista (edizioni Stampa alternativa, 10,00 euro).