Diversi interventi telefonici già con la letteratura, dove -al solito- si sono distinti i titoli più rari, magari a furia di rilanci. Il “Catalogo storico-descrittivo dei francobolli d’Italia” del 1923 (lotto 2.039), ad esempio, è passato da 100 a 270 euro; il “Bolaffi enciclopedico” targato 1983-1984 e riguardante il periodo 1850-1870 (2.043) è andato da 30 a 210; il “The work of Jean De Sperati” (2.048) da 500 a 800. Non è che uno dei settori affrontati oggi durante l’asta organizzata da Vaccari srl.
Tra le cartoline, il secondo ambito che ha aperto la vendita, si sono distinti il pezzo in alluminio di De Pinedo (voce 1.527, da 50 a 90 euro), la stazione ferroviaria di Ozieri con l’affrancatura “Leoni” dalla dentellatura molto spostata (1.863, da 10 a 67) e poi i lotti, fra cui il 1.957 (da 100 a 240). Buone performance pure tra le curiosità: uno scatolone di erinnofili (articolo 25) è partito da 100 e ha trovato il compratore finale solo a 280 euro, mentre due album di fiscali (1.241) sono lievitati da 300 a 1.200.
Nell’ambito filatelico si è evidenziata la dispersione della raccolta dedicata agli annullamenti di Napoli e Province. Numerosi i rilanci su articoli specifici, come lo “svolazzo” a mano di Avezzano (lotto 251, da 150 a 650 euro); pure le testimonianze più regolamentari hanno fatto faville. Ecco l’impronta di Casoli (267, da 300 a 850), la piccola accumulazione di Chieti (284, da 250 a 2.300), i bolli di Casal San Michele (481, da 5.000 a 12.500) e Otranto (507, da 2.200 a 4.100)... Tra le prefilateliche, bisogna ricordare una missiva di Modena (76, da 100 a 500); per gli Antichi Stati vanno citati il plico da Mantova a Costantinopoli del 18 settembre 1857 (177, da 750 a 1.600) e quello da Modena a Parigi del 18 settembre 1858 (222, da 900 a 1.800). Buono il capitolo del Risorgimento: tra le performance, il lotto 650, che vede protagonista il patriota modenese Nicola Fabrizi esule a Malta, partito da 3.300 e schizzato a 6.000.
Nell’ambito del Regno, non sono passati inosservati i tentativi di fare pubblicità attraverso il sistema postale. Fra essi, la “cartolina di pubblicità” del 1890 (757, da 750 a 1.500) o la “busta postale italiana” del 1910 (1.209, da 300 a 630). Tra i documenti dello spazio, contesissimo il 1.136: la busta dell’Apollo XI ha cominciato da una base di 1.000 e si è fermata soltanto a 7.000 euro.
Almeno una decina le accumulazioni dall’esito migliore, soprattutto relative all'Ottocento; fra queste, la 1.329 è passata da 500 a 940 euro, la 1.339 da 650 a 2.600, la 1.403 da 800 a 2.700.
L’elenco di tutti i realizzi e degli invenduti disponibili alla base verrà messo on-line nel pomeriggio di lunedì.