L’attuale crisi che la Crimea sta vivendo riporta alla mente le precedenti, caratterizzate da produzioni postali specifiche. Come le emissioni del 1918 e 1919 riguardanti Sebastopoli, quando anche la penisola, chiusa la Prima guerra mondiale, era in balìa di truppe che agivano sotto bandiere diverse: le armate “bianche”, le “rosse”, le straniere. A tale capitolo, il Michel riporta il sovrastampato da 35 copechi sull’1, che nasconde lo stemma ancora d’epoca zarista. Cui si aggiunge una produzione originale: si tratta di un esemplare da 50 caratterizzato per la doppia aquila, voluto dal Governo regionale della Crimea; valeva -è scritto al retro- anche come moneta.
Più dubbie -tanto è vero che non figurano in alcun catalogo generale- sono le produzioni circolate dopo l’implosione del regime moscovita, quindi con il 1992. In genere, si tratta di ordinari dell’Unione Sovietica (ma vi sono anche dentelli della nuova Ucraina) sovrastampati in vari modi con i termini “Crimea” o “Repubblica di Crimea”; magari offrono la rappresentazione dell’area, lo stemma, l’annuncio dell’elezione presidenziale od altri soggetti ancora. Senza dimenticare vignette più… ruspanti, approntate utilizzando carta tipo da pacco. Spesso sono presenti su buste che parrebbero viaggiate. Sicuramente, sono di matrice filatelica, spedite in varie località dell’ex Urss, o anche più lontano.