Cesare Battisti, chi era costui? Nonostante gran parte degli italiani abbia sentito pronunciare almeno una volta il nome, pochi ne conoscono la vita, la vicenda, le battaglie politiche, la passione per la storia, la geografia, la scrittura. La maggior parte delle persone lo associa alla tragica fine, avvenuta il 12 luglio 1916, nella cosiddetta fossa dei Martiri al castello del Buonconsiglio.
Così, dallo stesso maniero di Trento, cento anni dopo fanno il punto della situazione e dedicano alla figura la mostra “Tempi della storia, tempi dell’arte. Cesare Battisti tra Vienna e Roma” (fino al 6 novembre).
Il percorso -spiegano dalla sede- illustra un personaggio di grande spessore umano e culturale che ha avuto un ruolo importante nella storia recente, non solo del Trentino ma dell’Italia, e merita di essere conosciuto nella sua complessità e modernità. La vicenda umana, dipanata tra forti ideali ed azione appassionata, diviene chiave di lettura della singolarissima tempèrie sociale e culturale inerente il territorio, allo spartiacque tra Ottocento e Novecento. La sua uccisione segnò l’epilogo di una vita condotta senza risparmio, fino all’arruolamento nel corpo degli Alpini ed alla cattura sul monte Corno. La tragica fine “non mancò di essere spunto formidabile per la propaganda bellica, per poi proseguire e consolidarsi quale mito collante per l’ideale nazionale di un’Italia uscita scossa e malconcia dalla Grande guerra”.
L’esposizione offre dipinti, sculture, libri, documenti, fotografie, cartografie, cimeli storici e naturalmente lettere. L’approccio storico e quello storico-artistico al tema, condotti in parallelo ed in stretta interconnessione, “hanno consentito di gettare nuova luce su molti aspetti e nessi finora poco esplorati e di scoprire episodi ancora sconosciuti”.
La prima sezione traccia un quadro della situazione culturale trentina nel contesto austro-ungarico prima del 1914. La seconda introduce il crescente impegno del protagonista, ormai rientrato a Trento dopo la laurea a Firenze, nelle questioni sociali, politiche e culturali della sua terra, dalla militanza socialista all’elezione a deputato a Vienna; si aggiunge l’esperienza di giovane geografo sul campo con le innovative ricerche riguardanti i laghi della zona. La terza tappa, che vede Battisti impegnato nelle città italiane per la campagna interventista, sfiora lo scoppio del conflitto. Seguono gli anni cruciali, quando le armi salgono alla ribalta. Alla creazione del mito è dedicata l’ultima parte.