Che l’aggio riconosciuto ai tabaccai sia troppo basso è un dato di fatto, tanto che numerosi fra loro non li tengono più: il guadagno non copre l’ingombro e il rischio. Anche se la normativa in vigore (è l’articolo 73 del decreto 1.074, firmato dal presidente della Repubblica il 14 ottobre 1958), ribadita dalle attuali “Linee guida - Emissione delle cartevalori postali” sottoscritte dal ministero dello Sviluppo economico il 21 dicembre 2017, prevede l’obbligo di dotarsene. Per aggirare tale vincolo basta dire di averli terminati poco prima.
Ci sono, però, esercenti che li vorrebbero avere e non riescono. Ecco la testimonianza di un operatore a Lido di Savio, frazione di Ravenna, pubblicata tre giorni fa dal “Resto del carlino”. “Mi sono recato il 29 giugno -scrive- per acquistare i francobolli all’ufficio postale di Savio e mi è stato risposto sgarbatamente che loro non hanno più i francobolli. Ho chiesto come posso fare e l’impiegata mi ha indirizzato all’ufficio di Cervia. Ho telefonato al suddetto e mi è stato detto che Savio mi deve fornire, in quanto lì sono autorizzato. Sono tornato a Savio ove mi hanno ribadito maleducatamente che non sanno cosa dire. A questo punto chiedo come posso fare…”.
Pure gli uffici postali sono obbligati ad avere le cartevalori; lo prevede l’articolo 215 di un altro dpr, il 655 del 29 maggio 1982, e lo ribadiscono le solite “Linee guida”.