“La sanità in Corsica dal XVI al XIX secolo”. L’articolo di Giorgio Parodi, che apre il “Bollettino prefilatelico e storico postale” 220, intende mostrare la vitalità e l’interesse di un comparto ritornato attuale “grazie” al coronavirus.
Ampio 13 delle 40 pagine che caratterizzano il periodico, il contributo sintetizza accadimenti e reazioni. Sapendo che la prima testimonianza ufficiale nota, scritta in italiano e francese, è un editto di Luigi XIV risalente al 1778 e reso operante a Bastia il 14 maggio dell’anno successivo. La parte più significativa del testo tratta dell’apertura di uffici sanitari principali nelle località maggiori e a Capraia. Fra i loro compiti, la disinfezione delle lettere e l’invio delle navi non provviste di patenti nette (cioè sospette di portare infezioni) ai lazzaretti di Genova e Livorno, in quanto nell’isola non esistevano strutture adatte. Inoltre, tali sportelli dovevano rilasciare i documenti di sanità ai capitani delle imbarcazioni in partenza, incarico eseguito “anche molto tempo prima” del citato provvedimento.
Una seconda legge venne pubblicata proprio a Bastia l’11 agosto 1801: stabiliva, tra l’altro, che le navi corse sottoponibili alla quarantena non dovevano più recarsi in Italia, ma a Marsiglia o a Tolone.