“Tra pochi giorni -il 29 gennaio prossimo- si riuniranno a Roma i giornalisti, i pubblicisti e gli scrittori filatelici italiani, allo scopo di deliberare -speriamo concretamente- sulla creazione di quell’«Unione stampa filatelica italiana» che il comitato promotore, animato da Fernando Amedeo Rubini, da molti mesi tenta tenacemente di condurre in porto”.
Così annotava Luigi Raybaudi Massilia nel numero datato 25 gennaio 1966 di “Filatelia”. Non nascondendosi dietro alle problematiche, già emerse in due riunioni svoltesi a Montecatini Terme (Pistoia) e Bologna. La principale era l’opportunità, o meno, di ammettere accanto ai membri all’Ordine professionale pure gli scrittori, scelta che alla fine sarebbe stata adottata (l’assemblea costitutiva si svolse a Firenze l’8 maggio seguente).
L’intervento era l’occasione per fare il punto, passando in rassegna la stampa specializzata che -si legge nell’articolo- “in pochi anni si è sviluppata anche in Italia in modo veramente notevole ed imprevedibile, di pari passo d’altronde all’eccezionale ed imprevedibile sviluppo della popolarità dei francobolli”.
L’autore stesso accenna alle sue due “creature”, come le definisce: quella che ospita l’intervento (considerata tecnica “quasi al cento per cento”) ed una seconda, pronta al debutto di lì a pochi giorni, “Francobolli” (“nuovo grande rotocalco di attualità ed informazione”). Elencando, inoltre, le altre testate di settore che considera più significative.
Decisamente diversa -rispetto ad oggi- è la situazione delle rubriche in quotidiani e periodici, allora stimate in “centinaia” ma che però puntavano soprattutto su novità e prezzi. “Si sono in pochi anni addirittura moltiplicate”, annota. “Difficile, e forse superfluo farne un elenco: forse più facile elencare i giornali che non ne hanno una”. Cronaca di mezzo secolo fa...