Tra i titoli in uscita l’11 febbraio in piazza San Pietro, quello dedicato al novantesimo anniversario inerente ai Patti lateranensi e quindi allo Stato della Città del Vaticano appare il più complesso e capace di farsi notare, anche per via della sua articolazione e in parte per le scelte produttive.
Arriverà nel giorno preciso del giro di boa, quando -era il 1929- l’Italia e la Santa Sede stabilirono formalmente le relazioni bilaterali, la prima interlocutrice riconoscendo l’indipendenza e la sovranità della seconda.
Il tributo si compone di un francobollo autoadesivo da 1,10 euro con la sala della Conciliazione presso il palazzo del Laterano, dove furono firmati gli accordi e che presenta ancora il tavolo e le sedie originali dell’epoca; è in congiunta con il Bel Paese (i fogli sono da ventotto, la tiratura massima fissata in centomila unità).
Poi figura la coppia, dovuta ad Orietta Rossi, da 1,10 e 1,15 dedicata al papa di allora, Pio XI, e a quello attuale, Francesco. È raccolta in minifoglio con due serie (ottantamila è il quantitativo limite); sul lato sinistro, la confezione offre la mappa del minuscolo territorio.
Infine, ecco l’8,40 per lo stemma. Realizzato dalla Hämmerle & Vogel, risulta in stoffa, ad essere precisi in filato di poliestere e metallo. È prodotto fino a quarantamila pezzi, venduto (chissà perché?) soltanto in ventimila folder, dall’esagerato costo di 28,00 euro. Ogni contenitore propone il nuovo e la busta fdc (continua).
Aggiornamento del 10 dicembre 2020: il Vaticano ha corretto la tiratura massima riferita alla coppia con i pontefici: centomila unità.