Facile immaginare il disappunto di quanti, ieri, sono andati ad uno sportello di Poste italiane per inviare un pacco e, consegnando il modulo già compilato, hanno scoperto che non sarebbe stato accettato. Ovvero: difficile capire perché l’azienda non abbia avvisato il pubblico con congruo anticipo delle modifiche che desiderava introdurre… Modifiche corpose, a cominciare -come “Vaccari news” aveva preannunciato il 9 marzo- dai nomi. Ora si parla di “poste delivery”, termine declinato in sei tipologie. Due sono per il traffico nazionale, lo “standard” (prezzi: fino a cinque chili 9,00 euro, fino a dieci 11,00, fino a venti 15,00, iva esente) e l’“express” (fino a tre chili 12,90, fino a dieci 16,90, fino a venti 19,90, fino a trenta 24,90, iva compresa). Il primo sostituisce il pacco ordinario ed il “paccocelere 3”, l’altro il “paccocelere 1”. La giacenza è stata uniformata, portandola da sette a dieci giorni lavorativi. Quattro i “poste delivery international”, quindi utili per l’estero: lo “standard”, l’“express”, l’“Europe” e il “globe” (assimilabili agli scomparsi ordinario, “paccocelere internazionale”, “quick pack Europe”, “express mail service”). Gli oneri variano secondo formato, peso e destinazione. Lo “standard” è quello sottoposto al regime del servizio universale, quindi con i criteri, anche di costo, definiti attraverso l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Nuova la possibilità di utilizzare i carnet prepagati nazionali (a partire da 55,00, iva esente, per cinque invii) utili fino ai venti chili di peso, i quali, volendo, permettono il ritiro a domicilio. Confermate altre linee, principalmente rivolte alle aziende, come “crono” e “poste minibox” (continua).
Pacchi/1 Tutti i nomi della riforma
12 Mar 2019 17:22 - NEWS FROM ITALY
Varata ieri da Poste italiane, la manovra ha reimpostato completamente l’offerta, riunendo in una le varie tipologie che si erano sedimentate nel tempo