Mentre in varie parti del Paese si infittiscono gli annunci sugli esuberi causati dalla riorganizzazione in atto presso Poste italiane cominciando con le prime cinque regioni individuate (Basilicata, Emilia-Romagna, Marche, Piemonte e Toscana), ritornano le preoccupazioni per la chiusura delle sedi presenti nelle zone più disagiate.
Un esempio giunge dalla Provincia di Pistoia, la cui presidente, Federica Fratoni, ha chiesto un incontro con i delegati dell’operatore ed i sindaci coinvolti per discutere sul taglio che colpisce i centri montani. Si svolgerà l’11 luglio.
“Pur comprendendo la legittimità della scelta di Poste italiane, non possiamo avvallarne l’opportunità e in particolare le modalità”, scrive la rappresentante istituzionale nella lettera invito. “L’ufficio postale viene percepito come uno dei centri nodali della vita della comunità, in misura proporzionale alla distanza dal capoluogo. Il venir meno del servizio poste in alcuni comuni montani determinerebbe disservizi e l’insorgere di problematiche che non possiamo, quali amministratori, accettare in maniera prona”.
L’obiettivo dell’incontro è discutere “modalità alternative e innovative di erogazione dei servizi, che tengano conto delle vostre necessità aziendali, senza sottovalutare le nostre peculiarità territoriali e le possibili ricadute sui cittadini più fragili. I cittadini devono essere informati in maniera più capillare e completa sulle procedure alternative a disposizione”. Ricordando che in Europa vi sono alcune opzioni al classico ufficio postale, “quali furgoni allestiti, servizi a domicilio, empori multifunzionali, delle quali potremmo discutere in maniera operativa”.