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editor Fabio Bonacina

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La mostra, accolta fino al 7 aprile presso il Museo degli innocenti, permette di ammirare dal vero alcune sue opere riprodotte nei francobolli

Resta aperta fino al 7 aprile
Resta aperta fino al 7 aprile

Scoprire i dipinti dal vero, quelli che si conoscono nel piccolo formato perché visti sui francobolli presenti nella raccolta, è sempre una rivelazione. Il Museo degli innocenti a Firenze sta offrendo (fino al 7 aprile) la possibilità di apprezzare alcuni lavori firmati da uno dei maestri del Liberty, vissuto dal 1860 al 1939. È la mostra “Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art nouveau”.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio Novecento, Parigi viene considerata il centro del mondo artistico. Rappresenta la cosiddetta Belle époque, c’è un grande entusiasmo, e il pittore ceco, anche grazie all’incontro con l’attrice Sarah Bernhardt, diventa il più famoso e conteso dell’epoca. Le opere, le illustrazioni, i poster teatrali e la nascente pubblicità sono accessibili a tutti. L’arte prodotta in serie lo attrae, perché può raggiungere e ispirare più persone. Nei manifesti per biciclette, birra, biscotti, profumi e sigarette è “meno netta la barriera tra belle arti e arte commerciale”. Con lui emerge “una nuova forma di comunicazione: la bellezza di fanciulle in fiore, ritratte in una commistione unica tra sacro e profano, voluttuose e seducenti figure, rappresentate con uno stile compositivo unico”; costituiscono le caratteristiche del famoso “stile Mucha”.

Curato da Tomoko Sato in collaborazione con Francesca Villanti, il percorso, tematico e cronologico, presenta oltre centosettanta opere: manifesti, libri, disegni, oli e acquarelli, oltre a fotografie, gioielli, decorazioni; un nucleo di lavori italiani (riferiti soprattutto al fiorentino Galileo Chini) racconta la relativa evoluzione registrata nel Bel Paese.

Richiami postali, ma sono solo esempi, si possono trovare con le litografie a colori “Gismonda” del 1894 e “Job” di due anni dopo. Rispettivamente riprese dalla Repubblica Ceca (taglio “E” del 26 maggio 2010) e da Gibuti (250 franchi del 13 marzo 2020). Egli -non va dimenticato e pure il catalogo dell’esposizione lo cita- disegnò direttamente anche francobolli, fra cui la serie ordinaria con il castello di Praga che, nel 1918, aprì il capitolo delle cartevalori emesse dalla nuova Cecoslovacchia.

Le litografie “Gismonda” del 1894 e “Job” del 1896 (© Mucha trust 2023) associate ai due francobolli che le riprendono di Repubblica Ceca (emesso il 26 maggio 2010) e Gibuti (13 marzo 2020)
Le litografie “Gismonda” del 1894 e “Job” del 1896 (© Mucha trust 2023) associate ai due francobolli che le riprendono di Repubblica Ceca (emesso il 26 maggio 2010) e Gibuti (13 marzo 2020)



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