Il probabile retropensiero è che, per presentare un prodotto con la qualità di una volta, sia utile impiegare un vettore considerato altrettanto d’antan. Per cui, non è difficile trovare beni che, per diffondere tale messaggio, evocano il sistema postale con i suoi vari elementi iconografici. Accade anche nel settore alimentare, come i lettori di “Vaccari news” talvolta hanno notato. Due ulteriori esempi possono riportare alla luce il concetto.
A Nespoli (Forlì-Cesena), fondata nel 1929, è attiva da quattro generazioni una casa di vignaioli, “che hanno creduto profondamente nel loro territorio e nei suoi frutti, valorizzandone la produzione attraverso un lavoro costante di ricerca e miglioramento”. È la Poderi dal Nespoli. Già il marchio aziendale è tondo a doppio cerchio e sulle bottiglie si “estende” con delle linee parallele esterne. Un richiamo marcofilo, forse? La risposta è positiva, nel momento in cui si analizza l’altra parte dell’etichetta, che non lascia spazio a dubbi, idea rafforzata dai testi manoscritti presenti sullo sfondo.
Esito solo un po’ diverso con la Giovanni Rana, l’azienda di San Giovanni Lupatoto (Verona) specializzata nella pasta fresca. Grazie anche ad importanti serie pubblicitarie, ha puntato l’attenzione sul fondatore, nato nel 1937 e, a giudicare dagli spot che la ditta diffonde, sempre attivissimo. In alcune confezioni, come la “Feta e olive Kalamata”, è lui stesso che spedisce quella che potrebbe essere un’ideale cartolina. Assicura la bontà del prodotto (“Credetemi, il risultato vi sorprenderà!”) e vi aggiunge la firma. Una sequenza di linee ondulate da obliterazione meccanica si sovrappone, ovvero annulla il “francobollo”, peraltro gigante rispetto al resto. È la foto del medesimo imprenditore!