Anche l’Autorità garante della concorrenza e del mercato perplessa su alcuni punti del contratto di programma che ministero allo Sviluppo economico e Poste italiane stanno definendo per il quinquennio 2020-2024. In base alle attuali normative, il testo dovrebbe regolare le modalità di erogazione del servizio postale universale, nonché i relativi obblighi della società affidataria. La bozza, invece, aggiunge altri supporti a cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni estranei al servizio universale e, in taluni casi, alieni persino al settore postale, come quello di tesoreria rivolto ai piccoli comuni. Tali prestazioni -ricorda l’Antitrust- dovrebbero essere offerte in regime di libero mercato. Diversi, e non nuovi, gli elementi critici rilevati ancora una volta dall’Agcm: la società opera in via diretta e non attraverso una gara ad evidenza pubblica; la durata dell’incarico (complessivamente quindici anni) è troppo estesa; le modalità di finanziamento vanno rese più trasparenti. E poi c’è, appunto, il perimetro del servizio universale. Quest’ultimo -viene ricordato- “dovrebbe essere ridefinito e limitato esclusivamente a quei servizi essenziali che l’utente non sarebbe altrimenti in grado di acquistare a titolo individuale”, escludendo ad esempio le prestazioni alla clientela commerciale che prevedono invii in grande quantità. Insomma, dovrebbe concentrarsi soltanto sulle persone fisiche e sull’invio delle loro corrispondenze, tralasciando altri frangenti come i pacchi, “per i quali non sembrano rinvenirsi ragioni per finanziare a carico dello Stato attività che trovano sul mercato ampia possibilità di essere acquisite a condizioni ragionevoli”. Poi, c’è la faccenda dell’iva: la sua esenzione, caratteristica del servizio universale, “determina evidenti distorsioni concorrenziali” a svantaggio degli altri operatori.
Contratto di programma, così l’Antitrust
19 Dic 2019 15:50 - NEWS FROM ITALY
Le osservazioni dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato sul documento relativo al 2020-2024 che Mise e Poste italiane dovranno firmare