“Un accurato intervento di restauro conservativo che sotto la supervisione della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici ha impegnato le competenze di tecnici, professionisti, esperti di arte e studiosi”. Così, nel 2009, la responsabile della filiale, Marisa Felicia Musto, presentava la sede della Spezia Centro dopo il rinnovamento.
Ieri -lo dimostrano le pubblicazioni di allora- la costruzione ha compiuto ottant’anni ed oggi, dalle ore 10 alle 17, un annullo ricorderà il punto di arrivo. Prevista, alle 11, una cerimonia, cui parteciperanno il responsabile dell’area Nord-Ovest di Poste italiane, Pietro La Bruna, ed il prefetto, Giuseppe Forlani.
Progettato e realizzato da Angiolo Mazzoni tra il 1930 ed il 1933 nell’isolato a monte dell’attuale piazza Verdi, il palazzo “costituì -spiega dal Comune Marzia Ratti- l’ultimo tassello dell’ingrandita piazza che assunse da allora il ruolo di centro servizi sociali e amministrativi e di cerniera fra la parte ottocentesca e quella novecentesca in rapida espansione”.
L’architetto ed ingegnere scelse lo schema della basilica civile: l’esito è “dirompente rispetto alla sobria linea liberty e déco” che improntava la fisionomia dell’area. “Tale carattere dissonante è rafforzato dalle precise scelte futuriste compiute per gli interni, tanto nel disegno originario del mobilio e degli arredi, quanto -e soprattutto- nell’inserimento delle plastiche murali della torre”. Torre dove vi sono i mosaici dedicati alle comunicazioni di Fillia (al secolo Luigi Colombo), che si concentrò sulle terrestri e marittime, nonché di Enrico Prampolini, il quale illustrò le telegrafiche, telefoniche ed aeree.
Dalla forma ad “U” e costruito su un dislivello, l’immobile è lungo 63 metri, profondo 24, alto 17 ed esteso su una superficie di 2.500 metri quadrati. Risulta composto da tre volumi, cui si aggiunge una struttura più bassa che forma il cortile. Al primo livello -aggiunge Edith Neudecker in “Gli edifici postali in Italia durante il Fascismo (1922-1944)”- vi erano gli spazi del Dopolavoro e le sale per il pubblico; al secondo gli uffici della direzione provinciale, un’aula conferenze, l’amministrazione e l’archivio; all’ultimo -come in tutti i fabbricati di questo tipo- la stanza dei telegrafo e l’impianto di posta pneumatica.
“Costituisce -dicono ora dall’azienda- l’emblema di una fortunata stagione artistica e culturale della città”. Il suo impianto “sfida il trascorrere dei decenni e delle epoche ed ancora oggi si offre come spazio razionale, perfettamente in grado di integrare il nuovo ufficio postale e le moderne esigenze degli uffici direzionali di Poste italiane, che ospita da sempre”.