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editor Fabio Bonacina

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Due i percorsi ospitati a Rovereto dedicati all’occupazione e alla normalizzazione del Paese africano: uno storico e l’altro di cartoline

Il doppio allestimento è ospitato a Rovereto
Il doppio allestimento è ospitato a Rovereto

Da una parte, al piano terreno del castello di Rovereto (Trento), la cronaca di allora; al livello superiore, dopo il percorso fisso del Museo storico italiano della guerra, la mostra postale. Per un progetto di ampio respiro che potrà essere visitato fino al giugno del 2012. È intitolato “Libia - Una guerra coloniale italiana”, riferendosi naturalmente a quella scoccata con l’apertura delle ostilità contro l’Impero Ottomano il 29 settembre 1911.

Il primo allestimento, dovuto a Gabriele Bassi, offre l’inquadratura generale e qualche richiamo specifico al settore. “Una colonia per l’Italia. Italiani e libici dalla Guerra italo-turca alla «pacificazione» della Cirenaica. 1911-1931” si concentra sugli aspetti storici, proponendo carte, immagini, uniformi, oggetti. Compaiono inoltre gli approfondimenti sulla Fiera di Tripoli, il Gran premio automobilistico o il tentativo di fare del territorio africano una meta turistica, tutti elementi che trovano ampio riscontro tra i francobolli e gli annulli meccanici: “Visitare la Tripolitania è un dovere nazionale”, tuonava ad esempio una targhetta di allora. E tra le illustrazioni non mancano quelle riguardanti il palazzo delle Poste e dei telegrafi di Bengasi o del caffè delle Poste di Tripoli.

Sotto il nome “Un saluto da Tripoli italiana. Le cartoline della Guerra di Libia 1911-12”, il secondo itinerario offre circa trecento cartoline di Enrico Sturani che mettono in luce diversi aspetti della campagna. Come la “missione” assunta da Roma: manda i propri soldati alla conquista con la protezione e l’esplicito sostegno di figure simboliche, religiose o meno, che campeggiano sopra alle navi e al fianco dei militari. Portando la “civiltà” e la tecnologia, dal treno agli aerei, dalla mitragliatrice alla radiotelegrafia. E portando le aziende, come testimoniano i reperti pubblicitari firmati ad esempio da Cinzano, Cirio e Singer.

Tra gli aspetti toccati, la denigrazione del turco, considerando il libico come… felice per l’arrivo degli italiani. Quest’ultima interpretazione muta quando ci si scontra con la realtà. Così, l’abitante locale viene dipinto come un “predone”, un “traditore” e un “ribelle”, e non mancano i saluti postali con fotografie di impiccagioni. Una diversa rappresentazione quella riservata alle donne: il cartoncino da spedire a casa richiama soprattutto temi esotici ed erotici, spesso utilizzando immagini scattate da un fotografo attivo in… Tunisia.

Un percorso offre l'inquadramento generale, e non mancano i richiami. Come la foto del caffè delle Poste di Tripoli, datata tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che ancora per diversi particolari parla italiano (in alto). L'altro è dedicato esclusivamente alle cartoline sulla conquista di Libia
Un percorso offre l'inquadramento generale, e non mancano i richiami. Come la foto del caffè delle Poste di Tripoli, datata tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che ancora per diversi particolari parla italiano (in alto). L'altro è dedicato esclusivamente alle cartoline sulla conquista di Libia



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