Occorre una separazione societaria delle attività bancarie-finanziarie ed una chiara definizione delle modalità di accesso da parte degli operatori concorrenti alla rete postale, in termini di condizioni economiche e regolamentari.
A indicarlo (e non è la prima volta) è l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, nell’ambito delle segnalazioni utili a Governo e Parlamento per predisporre il disegno di legge annuale riguardante appunto il mercato e la concorrenza.
Secondo l’Antitrust, va valutato positivamente il progetto di privatizzazione di Poste italiane, “da realizzare in un contesto di effettiva apertura del mercato e di piena liberalizzazione del settore”.
In materia di servizio universale, altro capitolo “caldo”, consiglia di limitarne il perimetro e ridefinirne le modalità di affidamento. Fra i suggerimenti, escludere da esso i supporti destinati ad una clientela commerciale che prevedono invii in grandi quantità; consentire che sia modulato in maniera flessibile, introducendo un obbligo di valutazione di efficienza e qualità in sede regolatoria; rendere maggiormente trasparenti i sistemi di finanziamento, con particolare riguardo alle norme relative alle tariffe inerenti i prodotti editoriali e le stampe promozionali e propagandistiche.
Quanto alla riserva postale (di fatto riguardante le diverse tipologie di notificazioni), vista dall’Agcm occorrerebbe eliminarla.
Per l’esenzione iva, essa non andrebbe applicata nel momento in cui vi sia una negoziazione individuale, vale a dire davanti a condizioni (prezzi, livelli di qualità o prestazioni diverse…) differenti rispetto a quelle regolate.
Il documento si sofferma su altri settori considerati rilevanti, come assicurazioni, banche, comunicazioni, energia, servizi pubblici locali. Sapendo che “sulla semplificazione della regolazione e sulla liberalizzazione dei mercati negli ultimi anni molto è già stato fatto ma molto resta ancora da fare”.