Da una parte le epistole familiari e quelle che conducono al trattatello su Venere e l’amore; dall’altra l’approfondimento sullo stesso modello di missiva.
È il letterato attivo tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo protagonista del libro, curato da Claudia Cenni in collaborazione con Patrizia Stoppacci, “Geri d’Arezzo - Lettere e dialoghi d’amore” (152 pagine, 15,00 euro, collana “Scrittori latini dell’Europa medievale”, edito da Pacini).
In pratica, raccoglie “tutto quello che resta” -in latino e riproposto in italiano- dell’opera attribuita al preumanista, elogiato da Francesco Petrarca e da Coluccio Salutati, che vide in lui il segno di una nuova luce.
L’iniziativa rientra in un progetto più ampio, diretto da Francesco Stella dell’Università degli studi di Siena, lo stesso specialista che, insieme ad Elisabetta Bartoli, presentò i “Modi dictaminum” di Maestro Guido. Mira a documentare la fioritura culturale del XIII secolo aretino, che fornì un contributo decisivo, ma inesplorato, alla formazione della grande stagione toscana. In questo lavoro lo studioso ha riveduto i testi e le traduzioni, integrando gli apparati e le note.