A dieci anni dal cambio della moneta (e al contrario di spiccioli e banconote, improvvisamente diventati reperti archeologici dal 6 dicembre scorso), i francobolli usciti prima del 1999 e quindi espressi in lire continuano ad essere in corso. Tranne qualche piccola eccezione (dovuta al ritrovamento di significative quantità di falsi), la regola interessa tutte le cartevalori emesse dall’Italia a partire con il 1967.
Regola periodicamente negata da qualche impiegato postale poco informato e magari sostenuto nella sua errata convinzione da una frase sibillina, di recente comparsa sul sito della propria società. Nell’area dedicata alla posta definita ancora “prioritaria” si legge, infatti, che “i francobolli di posta ordinaria e posta prioritaria (anche se con il valore espresso in lire/euro) possono essere ancora utilizzati purché integrati con francobolli dell’importo mancante”. In qualche modo sottintendendo che le pezzature dal nominale soltanto in lire non sarebbero più valide. Ma così non è. “I francobolli italiani con valore facciale espresso in lire -è la conferma giunta a «Vaccari news» dal ministero allo Sviluppo economico- mantengono la loro validità e possono essere utilizzati per l’affrancatura, purché integrati con francobolli per l’eventuale importo mancante”.
Tra le... leggende metropolitane, un’altra segnalata qualche giorno fa a Torino. L’operatrice allo sportello non avrebbe completato con la “tp label” un’affrancatura per raccomandata in quanto, secondo lei, non sarebbe più possibile applicare sullo stesso plico francobolli e appunto “tp label”.