“Che sia una festa, ma una festa davvero”. È uno dei concetti che il responsabile per la filatelia di Poste italiane, Pietro La Bruna, stamattina ha espresso durante l’inaugurazione di “Milanofil”. Annunciando inoltre che il prossimo appuntamento, quello itinerante e denominato “Italiafil”, si svolgerà a Bologna dal 21 al 22 ottobre. Tra le ipotesi, agevolare i commercianti più piccoli che magari potranno condividere uno spazio comune. Intanto, l’attuale salone è stato raggiunto da due visitatori particolari. Ieri -quindi nella fase di allestimento- dalla presidente dell’azienda Luisa Todini ed oggi dal sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli (news precedente). Un’attenzione importante.
Non è mancata una breve tavola rotonda; ha visto salire sul palco i presidenti: della Federazione fra le società filateliche italiane Piero Macrelli, dell’Associazione filatelisti italiani professionisti Andrea Mulinacci, dell’Unione stampa filatelica italiana Fabio Bonacina. A ciascuno sono state rivolte due domande.
Il rappresentante dei circoli -per sua stessa ammissione- ha ricordato problemi emersi da tempo, come l’esigenza di mantenere i collezionisti esistenti e poi di crearne altri. Aggiungendo che non si può arrivare a dicembre per decidere il programma delle emissioni inerente all’anno successivo, ma occorre definire la lista ben prima e per di più che abbia contenuti interessanti. Ha citato il “Progetto scuola”, dal quale “non dobbiamo aspettarci risultati immediati, ma resta importante”. “Non è facile far arrivare gente alle manifestazioni, ma è molto facile portare la filatelia dove la gente va”.
Secondo il delegato degli operatori, con la crisi si è perso l’appassionato medio, mentre quello importante ha potuto, e può, acquistare in modo favorevole, poiché i prezzi si sono abbassati. Comunque, “da sei o sette mesi la situazione è migliorata”. Quanto ai possibili impieghi finanziari, ha rammentato che la filatelia prima di tutto è un hobby; “può rappresentare anche un investimento, ma non si può andare a caso”.
Dal canto suo, il portavoce di giornalisti e scrittori ha collocato il francobollo in un contesto più ampio, nel quale trova tuttora giustificazione: è il postale. Pure l’evoluzione digitale ha elementi di postalità, dal nome stesso della e-mail o da come si organizza il testo. Il francobollo, ad ogni modo, può mantenere un proprio ruolo, a condizione di farlo interessante, gradevole e soprattutto metterlo a disposizione di chi lo cerca (come i turisti, che ora si vedono offrire etichette per affrancare da aziende concorrenti, inseritesi nella nicchia della cartoline). Parole per appuntamenti come l’attuale: possono essere il luogo ideale dove valorizzare determinate realtà, ad esempio la collezione di Marco De Marchi, una parte della quale ora prestata dal Comune di Milano grazie anche al sostegno economico ed alla volontà di Poste italiane e di Pietro La Bruna.