Un giro di boa trascorso praticamente inosservato, e che Enrico Veschi, già direttore generale delle Poste e telecomunicazioni, riporta in luce: il 31 dicembre 1993 terminava la gestione statale del sistema, lasciato con l’1 gennaio successivo a Poste italiane, ente pubblico economico prima di divenire società per azioni. Una decisione politica, “ormai necessaria e non più rinviabile soprattutto per gli aspetti finanziari”.
Lo scrive sull’ultimo numero, il decimo dell’attuale serie, firmato da “Storie di posta”, il semestrale dell’Accademia italiana di filatelia e storia postale. Che apre la parte degli approfondimenti, dopo i contributi di Franco Filanci e Paolo Deambrosi, con il lavoro realizzato da Riccardo Ajolfi prima della sua prematura scomparsa. S’intitola “Roma e Impero” ed è dedicato al francobollo coloniale.
Buona parte del periodico, che si sviluppa in 112 pagine con illustrazioni a colori (14,00 euro) e non trascura alcune rubriche, è destinata alla seconda puntata dell’intervento a doppia firma Clemente Fedele e Francesco Luraschi “Giornali in posta”; oltre a raccontare l’evoluzione del servizio ed a proporre numerosi reperti d’epoca imperialregia, pubblica un’importante serie di documenti. Ancora, Luciano Maria e Maria Marchetti si concentrano sui prigionieri italiani durante la Seconda guerra mondiale (“La posta internata”), Lorenzo Carra ricerca tracce nel Mantovano (“Caccia alla Morra - «Oue si passa il Po»”) mentre Massimiliano Pezzi si sofferma sulla Ragusa settecentesca (“Vita da corriere”).