Non solo i quattro francobolli (tagli da 2, 5, 10 e 15 centesimi), usciti l’1 maggio 1911 e dotati di una sovrattassa variabile tra i 3 (per l’esemplare più basso) ed i 5 centesimi (con i restanti). Il mezzo secolo trascorso dalla proclamazione del Regno d’Italia finì per essere sottolineato con ben quaranta cartoline postali, metà da 5 centesimi e altrettante da 10, ancora una volta appesantite con un balzello per altri 5 in favore dei comitati organizzatori che stavano lavorando alle esposizioni commemorative di Torino e Roma.
Le cartevalori uscirono in una data mai individuata con precisione ma collocabile nel luglio di quell’anno. Venti i soggetti raffigurati, a colori, al retro e ripetuti identici nelle due diverse affrancature: “Italiam Italiam!...”, “Difenderai il tuo diritto libera ed una”, “Roma victrix”, “Possis nihil urbe Roma visere maius”, “La santa vincitrice bandiera”, “1848”, “1848. Roma saluta i simboli avvinti della 1ª e 3ª Italia”, “1848. A Milano si combatte per le vie”, “1849. Morte di Colomba Antonetti”, “1867. Strage di casa Aiani”, “Il giuramento della «Giovane Italia»”, “1858. Convegno di Plombières”, “1859. Battaglia di San Martino”, “1859. Plebiscito di Toscana”, “Lo scoglio di Quarto”, “1860. Ingresso di Garibaldi a Napoli”, “1861. Apertura del primo Parlamento subalpino”, “1861. Proclamazione del Regno d’Italia con Roma capitale nel primo Parlamento italiano”, “1870. Breccia di porta Pia” e “1871. Apertura del primo Parlamento italiano in Roma”.
Tanto da far apparire… pochi i dieci interi attesi per il prossimo ottobre e dedicati ai progetti del centocinquantenario. Di cui, per ora, non si sa nulla.
“Ci sono Stati -spiega a «Vaccari news» il presidente dell’Unione filatelisti interofili, Carlo Sopracordevole- che emettono annualmente decine e decine di interi e non mi risulta che la gente si turbi. Al limite, evita di comperarli o ne acquista soltanto una parte, quella che più gli interessa. Che l’Italia ogni tanto -veramente tanto!- possa uscire con dieci interi celebrativi di un importantissimo avvenimento, beh, non mi pare proprio ci sia da turbarsi ma, anzi, da rallegrarsi per l’innovazione. Ogni tanto, ripeto la locuzione, è bene ci sia qualcosa di originale, qualcosa che esca dall’ordinario, che oltrepassi i soliti francobolletti da 0,60 o anche il foglietto, che ormai non è più una novità e ha un po’ stufato. Cento anni fa gli interi dell’Unità d’Italia furono appunto quaranta e allora rappresentarono una significativa innovazione, anche se poi, caricati di un sovrapprezzo percentualmente rilevante, finirono per avere scarse vendite e impiego. Molto, molto meglio comunque di cinquanta anni fa, in quel 1961 un po’ squallido che vide soltanto una serie di sei francobolli, oltretutto contestati per la loro modernità, in un momento storico in cui gli interi erano pressoché dimenticati dal mondo del collezionismo filatelico ma ancora parecchio impiegati dall’utenza postale”.
Per la cronaca, gli invenduti del 1911 finirono riciclati: i francobolli tornarono agli sportelli l’1 marzo di due anni dopo, tutti a 2 centesimi e privi di soprapprezzo; le cartoline, invece, vennero distribuite gratuitamente tra i militari impegnati in Libia o nell’Egeo.