“Fin dalla fine del Cinquecento, l’ultima posta dei cavalli in territorio toscano era quella situata sul valico di Radicofani, che fu per secoli l’incubo di tutti i viaggiatori che da Firenze si recavano a Roma. Durante il regno di Cosimo I il tracciato della strada seguiva quello realizzato dai senesi (1442) con alcune modifiche fra Ponte Centeno e Radicofani. La strada non entrava nella borgata posta ai piedi della fortezza, ma passava circa cinquecento metri più in basso; proprio dove la via che proveniva dal borgo si innestava sulla via Romana, il granduca Ferdinando I fece costruire una grande osteria e albergo per i viaggiatori, utilizzando in parte una «casa di caccia» eretta in precedenza dal granduca Francesco I. Anche se la struttura non sembra essere stata edificata prima del 1587, nel 1583 esisteva già una pianta”.
È quanto scrive Fabiana Susini nel saggio “Il sistema delle stazioni di posta nel Granducato di Toscana nel XVIII secolo: architetture, funzionalità, paesaggi”, pubblicato sulla rivista dell’Istituto di studi storici postali “Aldo Cechi” odv, “Archivio per la storia postale - Comunicazioni e società”, numero 7 della nuova serie.
La stazione di posta -spiega a “Vaccari news” il delegato comunale alla cultura, Fausto Cecconi- “è rimasta attiva dalla fine del Cinquecento al termine dell’Ottocento; i viaggiatori del Cinquecento si dimostrarono contenti, i successivi meno, perché la struttura non si era adeguata alle nuove esigenze”. “Quelli che si lamentano di più sono gli inglesi nel Settecento; pensavano di varcare le Alpi e trovare subito la… costiera amalfitana. Poi influiscono abitudini religiose e culturali: un ospite segnala che gli viene dato del «misero pesce», ma era Venerdì santo; una signora non trova il latte per il tè, senza sapere che in Toscana, fino alla metà del Novecento, era considerato un alimento destinato ai malati. C’è chi protesta per il vento che sibila dalle fessure, ma anche chi apprezza il camino scoppiettante accanto al quale lavorare”. Non basta. “Alla metà del Settecento, la zona subisce parecchi terremoti, poiché è un’area vulcanica (nel 1727 fu distrutto quasi tutto il paese; nel 1776-1778 il sisma si protrasse per un anno e mezzo); senza considerare le frazioni, il paese passa da 1.600 abitanti nel Seicento a 900 nel Settecento. E poi non va scordata la peste per via della strada, da dove passava di tutto”.
L’edificio? “Doveva sorprendere”
E il palazzo? “È il primo albergo d’Italia, un luogo molto caro ai Medici”, prosegue l’amministratore. “Al suo interno fanno costruire una cappella di diritto regio con la messa quotidiana, in essere fino all’Ottocento. Cosimo I (1519-1574) vuole un riferimento in grado di ospitare adeguatamente principi e re che andavano a Roma; da qui l’ordine all’architetto Bernardo Buontalenti di sorprendere”. “Lì è passata la storia d’Europa; si sono fermati Charles Dickens, Wolfgang Amadeus Mozart, diversi papi. Nel 1612 sosta Cosimo II con tutta la corte, ottocento persone, con «duecento carriaggi». Per il Carnevale del 1859 vengono organizzati dei balli a pagamento, permettendo di comprare «un milione» di fucili da donare a Giuseppe Garibaldi. Quando, nello stesso anno, il granduca Leopoldo II scappa e va dal pontefice, fa tappa per la notte a Radicofani. Il Demanio italiano mette in vendita il complesso; lo compra un proprietario terriero come dimora. È stata la più grande stazione di posta tra Firenze e Roma, poi abbandonata e depredata”.
La Dogana (siamo ai confini con il Pontificio) si trovava al piano terra. Davanti all’edificio, ecco la casa delle guardie e la sede per la posta delle lettere. “Quest’ultima era una delle prime della Toscana, attiva dal Cinquecento all’Ottocento, cioè fino all’istituzione del treno; il corriere arrivava a Radicofani e da qui veniva smistato nella parte bassa della regione. A fianco si trova una grande fontana con il simbolo della casata e le statue di Abbondanza e Giustizia” (fine).
Un edificio imponente, collocato su quella che ora si chiama Provinciale 478. Benvenuti alla stazione di posta medicea “Osteria grossa” a Radicofani (Siena).
La presentano due cartelli turistici di epoche diverse. “La cinquecentesca posta -annota tra l’altro quello dal testo più ampio- sorge a sud del borgo medievale, sulla strada per Roma. Intorno al 1580, con il definitivo abbandono del più antico percorso della via Francigena nel fondovalle, la strada tornò a transitare per Radicofani. La nuova Strada regia romana fu ristrutturata dai Medici e dotata di punti di sosta ben attrezzati per i viaggiatori e per il cambio dei cavalli”.
Ora la costruzione è chiusa ai visitatori, in quanto c’è un cantiere. “Vaccari news”, recatosi sul luogo, ha intervistato l’architetto incaricato dei lavori; si chiama Federico Franci. “L’immobile -spiega- non è usato da circa trentacinque-quaranta anni; vi lavoriamo dal 19 gennaio scorso con l’obiettivo di recuperare la struttura e portarla ai fini originari”. “È costituita da piano seminterrato, terra, primo e soffitte; si aggiungono altri tre immobili (vinsantaia, ex casa delle guardie ed ex fienile-stalla, questo da ricostruire)”. Qualche altro dato? “I tempi previsti per l’ultimazione dell’intervento sono di tre anni, per una stima di spesa pari a circa 7 milioni di euro”. Chi è il proprietario? “È la società statunitense Winery con sede a Calistoga, in California; proprietario risulta Dario Sattui Hibbard”.
Il paese “ha sempre vissuto sulla strada”
Portarla ai fini originari, quindi, per dirlo con un termine attuale, riaprire l’albergo. Ma una struttura così grande sarà sostenibile economicamente per il paese? “Radicofani -precisa il delegato comunale alla cultura, Fausto Cecconi- ha vissuto sempre sulla strada; senza la strada non sarebbe esistito. Da sempre il provento più importante è la strada, tranne per un momento particolare nel Novecento. Senza la stazione di posta, Radicofani respira con un solo polmone. Eppure si trova in val d’Orcia, Patrimonio dell’umanità per il paesaggio; l’area è ricchissima dal punto di vista culturale con Montalcino, Montepulciano, Pienza; offre tre terme, il monte Amiata, il lago di Bolsena, la via Francigena… Insomma, è una zona dal punto di vista turistico abbastanza vendibile. E l’indotto potrebbe indurre la gente emigrata a tornare” (continua).
Sono ventuno le strade che, formalmente dal 16 settembre, data della periodica revisione (quest’anno è la seconda), hanno un codice di avviamento postale. Le città coinvolte sono diverse, ma, sul totale, cinque situazioni riguardano Salerno e quattro Firenze. Poche le novità anche per quel che concerne percorsi già esistenti. Appena tre i casi segnalati da Poste italiane; interessano Cesena, Messina e Roma. Le vecchie stringhe numeriche, comunque, resteranno in vigore per almeno dodici mesi. Salvo modifiche, il prossimo aggiornamento verrà introdotto il 25 novembre.
Nuovo appuntamento, oggi, con la serie “Il patrimonio naturale e paesaggistico”, nella declinazione dedicata alla “Giornata mondiale della natura” - Parchi d’Italia: tocca a quello regionale di Porto Venere (La Spezia). Il francobollo emesso è un “B”. Tariffario alla mano, richiede 1,25 euro e permette di spedire una cartolina o una lettera ordinaria nei venti grammi in regime domestico. Dal punto di vista tecnico conta su duecentomilaquattro esemplari autoadesivi che si presentano in fogli da ventotto. Quanto al bozzetto, ha coinvolto Maria Carmela Perrini: raffigura una veduta dall’alto della chiesa dedicata a san Pietro; si trova nel comune di Porto Venere e svetta a strapiombo sul mare. Vanno aggiunti il logo della struttura al centro dell’iniziativa e un falco pellegrino. L’annullo primo giorno si trova all’ufficio postale di Porto Venere, sito in piazza Bastreri 28. Patrimonio mondiale dell’umanità Il bollettino è dovuto alla sindaca dello stesso paese. Si chiama Francesca Sturlese e, contemporaneamente, svolge le mansioni di presidente del Parco. Questo territorio -annota- racchiude “nei suoi quattrocento ettari luoghi di grande valore ambientale, storico e culturale: il borgo antico, le isole Palmaria, Tino, Tinetto e l’Area marina protetta”. Cita poi le ragioni che hanno permesso di inserire la zona nel Patrimonio mondiale dell’umanità firmato dall’Unesco: “un’area culturale di eccezionale valore, che mostra l’armonioso rapporto tra uomo e natura cui si deve un paesaggio di straordinaria bellezza scenica, dimostrazione di un tradizionale modo di vivere che si è conservato per mille anni e che continua a svolgere un’importante funzione socio economica nella vita della comunità”. Insomma, conclude l’amministratrice, “sorprende per la sua straordinaria bellezza”.
Sarà il novantenne gruppo di Taranto dell’Associazione nazionale marinai d’Italia a ricordare, il 22 settembre, il capitano di fregata e medaglia d’oro al valor militare Francesco Dell’Anno, operativo durante la Seconda guerra mondiale. Il sodalizio ha commissionato un annullo, in uso domenica dalle ore 10.30 alle 15.30, presso la locale Galleria comunale di piazza Castello 4.
Il militare nacque nella città pugliese il 16 ottobre 1902; l’1 dicembre 1941, nel Mediterraneo centrale, comandava il cacciatorpediniere “Alvise da Mosto”, in servizio di scorta alla motocisterna “Iridio Mantovani”. “Con spirito animoso e con pronta manovra -si legge nella motivazione- impiegando ogni efficace accorgimento ed ogni mezzo di offesa e di difesa, tentava di proteggerla da ripetuti attacchi aerei nemici. Colpito ed inutilizzato il trasporto a lui affidato, con manovra difficile e con perizia tecnica, sempre sotto l’azione di bombardamento ne tentava il rimorchio. Attaccato da una forza navale decisamente superiore… lanciati tutti i siluri, colpita irrimediabilmente la sua nave e incendiata da uno scoppio di munizioni, sereno al suo posto di comando, continuava ad infondere energia al suo equipaggio, che rispondeva ancora al martellante tiro nemico, quando l’acqua aveva già invaso la coperta e lo sbandamento preludeva l’imminente inabissarsi. Esempio di alte virtù militari e marinaresche, di combattività eroica e indomita volontà animatrice, lasciava per ultimo la sua nave”.
Sarebbe morto, con l’intero equipaggio del cacciatorpediniere “Scirocco”, il 23 marzo 1942 durante la seconda battaglia della Sirte.
Il gesuita Jorge Bergoglio è nato in Argentina il 17 dicembre 1936; il 13 marzo 2013 è stato eletto papa, scegliendo il nome di Francesco. Il prossimo 26 settembre compirà un viaggio apostolico in Lussemburgo per poi raggiungere, e restarci fino al giorno 29, il Belgio.
Nel primo Paese è stato invitato dal granduca Henri a quasi quarant’anni dalla visita di Giovanni Paolo II, avvenuta il 15 e il 16 maggio 1985; il 4 marzo precedente fu emesso un francobollo da 10,00 franchi locali.
L’arrivo del pontefice già è stato sottolineato tramite un foglietto, in vendita a 1,75 euro dal 10 settembre. Se il dentello che contiene pone lo sguardo sul protagonista, il bordo racconta la popolazione nelle sue diverse caratteristiche. È dovuto all’agenzia locale Binsfeld.
Quanto a Bruxelles -in base alle informazioni raccolte- non avrebbe in cantiere nulla, nemmeno un annullo.
Aggiornamento delle ore 13.55: le Poste del Lussemburgo hanno annunciato un manuale, previsto per il 26 settembre; sarà disponibile allo sportello filatelico cittadino e allo stand operativo presso il Parco Kinnekswiss.
Anche la società Vaccari sarà presente al polo fieristico Multiarea-palasettembre di via Martiri della Libertà 6 a Chiuduno (Bergamo). Dove, dal 27 al 29 settembre, si svolgerà l’edizione 2024 di “Bergamofil”, voluta dal Circolo filatelico bergamasco (orari: venerdì 10-18, sabato 9-18, domenica 9-14; ingresso libero).
“Ci saranno tutti i nuovi cataloghi e le altre novità”, anticipano dagli uffici di Vignola (Modena). “E, naturalmente, avremo numerose proposte di filatelia e storia postale, fra cui le offerte speciali. Ragionevole dirsi, non porteremo tutto: per richieste specifiche, senza impegno, suggeriamo di contattarci (info@vaccari.it) entro martedì 24, in modo da selezionare quanto desiderato. Vi aspettiamo!”.
Genova - Da oggi al 24 settembre, in piazzale Kennedy, si svolge la 64ª edizione del “Salone nautico internazionale”. Per la città -commentano in Regione- è “una festa”, “un appuntamento irrinunciabile” pensando al settore. “Un’occasione per conoscere la città di Cristoforo Colombo, il più celebre uomo di mare del mondo, sotto il suo aspetto più vero e antico: quello di capitale del mare e della navigazione”.
Non basta: in piazza De Ferrari, negli stessi giorni, è presente l’installazione “Made in Liguria, vetrina delle eccellenze genovesi e liguri”, con al suo interno una selezione dei prodotti più significativi provenienti dal territorio, il meglio dell’offerta racchiusa dai marchi “Artigiani in Liguria”, “Assaggia la Liguria”, “Botteghe storiche e locali di tradizione” di Genova.
Non manca la sorpresa “postale”: “cartoline” con tanto di “francobolli” e “annullo”. Non da spedire, ma da leggere.
Aperte le iscrizioni rivolte alle case di riposo, ai servizi per gli anziani e a coloro che desiderano aderire al progetto “Nipoti di Babbo Natale”, firmato dalla onlus “Un sorriso in più”; è giunto alla settima edizione. Esso porta la magia del Natale a migliaia di ospiti nelle case di riposo di tutta Italia, ricordano dalla sede del sodalizio, che si trova a Guanzate (Como).
Durante la scorsa esperienza, 8.748 persone hanno vissuto l’emozione di vedere realizzati i loro desideri grazie a generosi sconosciuti. Per il 2024, migliaia di nipoti già sono pronti a trasformare in realtà i loro sogni, creando amicizie speciali e significative, anche per via epistolare. Dal 15 novembre gli auspici verranno pubblicati sulla piattaforma dedicata, dove potranno essere selezionati e concretizzati.
“È uno strumento innovativo di contrasto alla solitudine, a partire dalla possibilità che viene regalata agli anziani di poter esprimere un desiderio. Può sembrare scontato, ma per un anziano che vive in una casa di riposo, in una fase della vita in cui sono principalmente altri a decidere per lui, riscoprire una dimensione di ascolto di sé e di legittimazione di un desiderio è qualcosa che può portare nuova linfa e nuova vita”, annota la referente Laura Bricola.
Per martedì 24 settembre alle 11.30 è previsto un incontro on-line, in cui sarà presentata l’iniziativa e si darà risposta a tutte le domande. Per le informazioni: info@nipotidibabbonatale.it (fine).
Un mese fa la Finlandia, ora gli Stati Uniti. Perché anche lo sterminato Paese nordamericano ha presentato i propri francobolli realizzati per gli auguri di Natale. Secondo le migliori tradizioni, offrono due percorsi: il religioso e il laico, così da accontentare esigenze diverse. Sono sempre dei “Forever”, il cui costo attuale è pari a 73 centesimi di dollaro. Hanno raggiunto gli sportelli il 14 settembre sotto forma di due libretti da venti. “Raffiguranti rispettivamente l’arte italiana del XVII secolo e quella popolare messicana, catturano lo spirito della ricorrenza”, commentano dall’operatore, Usps. Il primo approccio, composto da un solo esemplare, cita la “Madonna col Bambino”, dipinto realizzato nella bottega di Giovanni Battista Salvi detto il Sassoferrato (1609-1685). Alla carta valore hanno lavorato Greg Breeding e William Gicker. L’artista già venne citato da Washington per la stessa occasione con un taglio da 44 centesimi, emesso il 20 ottobre 2009. La “Gioia delle feste” è il titolo del restante intervento, questo composto da quattro unità che raffigurano decorazioni di circostanza. Su di esse è intervenuto Antonio Alcalá utilizzando immagini digitali di Michelle Muñoz (continua).
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